Letizia, It's a Horror

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lovegreed4ever
view post Posted on 8/9/2009, 15:21




Questa storia sarà strana. Ho già in mente, tutto, finale compreso. Sarà piuttosto dark, o forse piuttosto horror... non so dire. Cmq Letizia a sette anni...credo...

Piccola intro:

Ad Ametrsit durante la guerra di sterminio d'ishibar una bambina si ritrova improvvisamente senza genitori, uccisi davanti ai suoi occhi insieme al fratellino di neanche un anno. Sua madre gli ha sempre detto che quando si muore e come dormire per sempre e così decide che anche lei andrà a dormire per sempre...Ma portandosi dietro le persone cattive che hanno ucciso tanta gente e sopratutto chi sta dietro tutto questo: il comandante supremo King Bradley!

Muahahahaha!!! come sono sanguinaria! Mi sento realizzata! L'importante e che di questa storia non sappia niente mia madre altrimenti mi manda dallo psicologo....
<< Dottore mi aiuti, mia figlia sta impazzendo! Sta diventando una sclerata sanguinaria!>>
<< Ma no mamma...non sono io...e Shevaara! La mia seconda personalità! >>
<< Visto? Sta impazzendo! >>



capitolo 1:


Letizia piangeva stringendosi forte le gambe al petto. Si dondolava avanti e indietro biascicando tra i singhiozzi la ninna nanna che sua madre le cantava sempre la sera.
La notte stava scendendo fredda e silenziosa. Con quel silenzio assoluto dovuto alla morte.
Non c'era più nessuno vivo in quel villaggio. I soldati di Ametrist avevano ucciso tutti gli abitanti dalla pelle scura e gli occhi rossi. Non avevano risparmiato nessuno, neanche il fratellino di Letizia. Il piccolo bambino giaceva inerme tra le braccia della madre di fianco a lei.
Letizia aveva gli occhi premuti sulle ginocchia per non vederli. Ma li sentiva li vicino a lei. Sua madre e il suo fratellino a destra, suo padre a sinistra. Lei era in mezzo, seduta per terra in quella pozza di sangue. Non sapeva da quanto era li, ferma a piangere e a cantilenare quella stupida canzone. Quando era sua madre a cantargliela tutti i mostri che sembravano abitare la sua stanza di notte sparivano e lei si addormentava serenamente tra le braccia della madre.
Ora ogni sillaba di quella canzone sembrava strappargli un pezzo di cuore. Sembrava mangiarglielo lentamente insieme al puzzo del sangue e delle carni, inesorabile mentre il ronzare delle mosche riempiva la stanza.
Solo quando i primi raggi del mattino la illuminarono si accorse di essere rimasta seduta per terra tutta la notte. Pian piano smise di cantare per alzare il viso dalle ginocchia e rivolgerlo verso il nuovo giorno.
Cercò di tirarsi in piedi aiutandosi con il mobile alle sue spalle. Le gambe gli cedettero e Letizia cadde in ginocchio sul sangue ormai rappreso. Anche il sangue sul suo vestito era rappreso e lo aveva indurito a tal punto che quando tentò nuovamente di alzarsi in piedi il vestito continuò a tenere la piega presa durante la notte.
Con occhi socchiusi e stanchi, contornati da scure occhiaie la bambina guardò prima sua madre e il fratellino e poi suo padre. Il volto pallido e le labbra viola avevano lo sguardo vitreo fisso nel vuoto.
Letizia fece una leggera carezza ad ognuno chiudendo gli occhi ai genitori. Facendo appello alle poche forze che aveva avvicinò i genitori in modo che si abbracciassero tra di loro come Letizia li aveva visti nel loro letto: con gli occhi chiusi sembravano stessero dormendo.
<< Vorrei dormire anch'io come voi...>> sussurrò la piccola accovacciandosi vicino al viso dei familiari.
<< Ma non posso ancora...Io...voglio che a dormire con me ci siano anche le persone cattive che vi hanno fatto del male >> Il sole cominciava ad alzarsi all'orizzonte. Letizia ne rimase infastidita. Con tristezza diede un'altra carezza al fratellino e si diresse verso la porta che portava alla cucina.
Si fermò sull'uscio guardandosi indietro.
<< Se quelle persone cattive dormiranno per sempre non faranno più male a nessuno...Ma vi prometto che quando non ci sarà più nessuno di cattivo tornerò qua e mi metterò a dormire con voi!>>
Si allontanò senza più voltarsi. In cucina si avvicinò al cesto della frutta da cui prese una distrattamente una mela. E proprio li vicino lo vide: un coltellaccio da cucina, quello che usava spesso sua madre per tagliare gli animali a pezzettini per poterli cuocere. Lo prese in mano portandoselo davanti al viso. Sembrava possedere quel magico odore tipico della sua mamma.
Era lungo quanto il suo braccio e anche molto pesante, ma quell'accento di mamma gli faceva venire voglia di portarselo con se.
Alla fine decise di tenerlo, tenendolo con il braccio disteso a toccare terra con la punta se lo portò dietro producendo un suono sgradevole sul pavimento.
<< Gli uomini cattivi non si addormenteranno solo con la ninna nanna...>> si disse con voce piatta.
Dalla cucina scese le scale dalla cantina nell'ombra del sottoterra socchiudendosi la porta alle spalle in modo che passasse solo uno spiffero d'aria.
La luce del sole...Decise che non l'avrebbe rivista mai più. Era troppo allegra mentre lei si sentiva molto triste. E poi, anche se era un sonno eterno era pure sempre un sonno e si va a dormire solo di notte...

Quando fu calata di nuovo la notte Letizia uscì dalla cantina. Durante la notte aveva dormito poco passando le altre ore ad affilare la lama del coltellaccio, dando di tanto in tanto un morso alla mela che si era portata. Gli era venuto in mente che anche suo padre aveva usato il coltello ogni tanto. In mano così aveva sia un ricordo di sua madre che di suo padre. Gli mancava qualcosa che gli ricordasse suo fratello.
<< Non perché ho paura di dimenticarmi di voi...>> disse mentre saliva le scale dalla cantina.
<< E' perché voglio avervi sempre con me.>> si diresse nella stanza del fratellino evitando di passare davanti ai corpi stesi a terra. Era sicura che altrimenti si sarebbe fermata li a guardarli dormire sereni ed abbracciati per tutta la notte. Cercò per terra tra i mobili rovesciati qualcosa che faceva la caso suo tendo sempre in mano il coltellaccio. Alla fine tirò fuori da sotto altra roba quel piccolo libro di fiabe che si divertiva e leggere ad alta voce al fratellino, insieme ai genitori che la aiutavano nelle parole più difficili.
Lo stava per infilare nella grossa tasca che aveva sul davanti del vestito quandosi accorse in che condizioni era l'abito. Ancora incrostato di sangue era rigido ed emanava un cattivo odore. Si spostò allora nella sua cameretta dove prese da terra un altro vestito con una grossa tasca davanti dove finalmente poté infilare il libro. La veste era di un blu scuro, ornato con un disegno fatto da piccoli e graziosi lustrini sul petto.
Si guardò intorno temendo di dimenticarsi qualcosa. Ma alla fine scosse la testa con uno strano sorriso in volto.
<< non mi serve nient'altro. Con il libro del mio fratellino passerò le giornate e di notte metterò a nanna le persone cattive con l'aiuto di mamma e papà. Non mi lasceranno mai sola, anche se stanno già dormendo...>> disse stringendo più forte l'impugnatura dell'arma.
<< Andiamo, ora. Voglio fare in fretta. >>


Una ninna nanna giunse lentamente all'orecchio del soldato di guardia alla piccola tenda. Si sentiva flebile sopra il russare degli altri due uomini.
Ma la ninna nanna invece di essere rilassante era cantata con voce piatta e monotona tanto da dare sui nervi. Il soldato strinse il fucile guardandosi intorno con circospezione nel buio della notte. Un luccichio attirò la sua attenzione e vi puntò contro il fucile con nervosismo.
Dall'ombra venne fuori una bambina dal vestitino scuro con grosse occhiaie a segnargli lo sguardo spento.
Avanzando con una mano dietro la schiena smise lentamente di cantare alzando lo sguardo sull'uomo.
<< Scusi signore >> chiese educatamente con voce monotona. << Lei è un soldato? E dove sono gli altri? Io sto cercando i soldati>>
L'uomo abbassò di poco il fucile tranquillizzandosi nel notare che la bambina era sola.
<< Non dovresti cercare i soldati. Sei di ishibar, ti uccideranno anche se sei soltanto una bambina!>>
Lanciò uno sguardo alla tenda, sperando che la sua misericordia non venisse notata. Era ordine del comandante supremo di uccidere tutti, dai vecchi ai bambini, ma lui non se la sentiva di fare certe stragi. Si rimise il fucile a tracolla deglutendo nervoso.
<< Vattene subito, mi hai capito? Se vuoi posso darti qualcosa da mangiare, ma devi sparire! >>
<< Allora sei un soldato? >> chiese la bambina avvicinandosi di qualche altro passo. Dietro di lei si sentì un suono strano, come di qualcosa di aguzzo trascinato sul terreno.
<< Bene. Allora ti posso chiedere una cosa? E vero che c'è un re che ha dato l'ordine di cominciare la guerra? >>
Il soldato la guardò a disagio.
<< Ti ho detto di andartene. >> le rispose a bassa voce.
<< No, ti prego, devi dirmelo! >> gli disse la bambina guardandolo negli occhi.
<< Vattene...>>
<< Devi dirmelo!!! >> gli urlò la bambina. L'uomo sgranò gli occhi portandosi subito un dito alla bocca in segno di silenzio.
<< Me lo dici? >> chiese ancora Letizia.
<< Va bene, va bene. Basta che non urli. E' vero. C'è il re dietro la guerra.>>
<< Chi è? Come si chiama? E dov'è ora? Ha una famiglia? >>
<< Bambina...>> cercò di fermarla il soldato.
<< Guarda che se non mi rispondi mi metto ad urlare! >> Minacciò Letizia.
Il soldato alzò gli occhi al cielo chiedendo si quale dio aveva offeso per avere una punizione del genere.
<< Il re si chiama King bradley e credo che adesso si trovi a casa sua a central city insieme alla sua famiglia...>>
<< Ha una moglie? E un figlio? Questa città e tanto distante?>> chiese la bambina avanzando di un passo ad ogni domanda.
<< Senti bambina...ora ti do un po di pane e te ne vai, ok? >> propose il soldato dando le spalle alla bambina mentre cercava del cibo da darle.
<< No >>
La voce della bimba risuono secca nell'aria. Il soldato se la ritrovò ai piedi in un attimo, un coltellaccio in mano.
<< Cosa...?! >> farfugliò mentre faceva un passo indietro.
Ma era stato troppo fiducioso a mettersi il fucile a tracolla, non avrebbe fatto in tempo a prenderlo.
Letizia alzò la sua arma sopra la testa per poi calarla sul soldato. La lama penetrò nella gamba dell'uomo spinta più dalla forza di gravità che dal quella della bambina. L'uomo urlò di dolore accasciandosi a terra. Letizia avvicinò il suo viso a quello dell'uomo che adesso si trovava al suo stesso livello.
<< Ora ti farò dormire per sempre. Proprio come mamma e papà! >> le disse sorridendo.
Nei suoi occhi il soldato scorse un luce di pazzia. Quella che ti prende quando non riesci ad accettare un grande dolore. Quella pazzia che ti fa diventare tutt'uno con il dolore.
E la fissò negli occhi mentre Letizia, con un risolino alzò di nuovo il coltello per farlo cadere sul petto dell'uomo.
Del sangue le schizzò in viso mente l'uomo sgranava gli occhi dal dolore. Il soldato sentì distintamente uno dopo l'altro gli ultimi battiti del suo cuore, mente cercando di respirare sputava sangue proveniente dai polmoni lacerati.
<< Fai la nanna ora! >> le disse la bimba facendole una carezza. Estrasse il coltello con un colpo secco sorridendo gentilmente. L'uomo si lasciò cadere all'indietro mente l'ultimo battito del suo cuore gli scuoteva il petto.
Quel sorriso così gentile e pazzo allo stesso tempo riempì i suoi ultimi secondi.
Un rumore distrasse Letizia dal dare un ultima buona notte al militare. Qualcosa nella tenda si mosse con circospezione aprendo lentamente la cerniera. La piccola si avvicinò lentamente trascinando il suo coltello per terra.
Dalla tenda intravide il volto di un altro uomo, che impugnava il fucile scrutando nel buio della notte. Quando vide Letizia muoversi verso di lui, sporca di sangue gli puntò subito il fucile addosso.
La bambina si fermò guardandolo fisso negli occhi. Mise il broncio, gli occhi lucidi sull'orlo delle lacrime.
<< Perché mi vuoi fare del male? >> le chiese avvicinandosi di un altro passo. Il soldato esitò, mentre al suo fianco l'altro uomo si stava appena svegliando.
<< Anche tu sei una persona cattiva! >> urlò. << Io voglio andare a dormire! Andare a dormire come mamma e papà! Ma se ci sono le persone cattive come voi non me ne posso andare! >>
Il soldato deglutì a disagio sotto lo sguardo accusatorio della bambina. Ma era di Ishibar e andava pur sempre uccisa. Caricò il fucile pronto a sparare.
<< Devo mettere a nanna anche te...>> sussurrò piano la bambina chinando in avanti il capo e nascondendo il viso al militare. Prima che l'uomo se ne accorgesse Letizia gli puntava il suo coltellaccio addosso, a poca distanza dal suo viso.
L'uomo trasalì, puntando gli occhi a quelli di letizia. D'istinto premette il grilletto del fucile. Lo sparo illuminò per un secondo il piccolo spiazzo in mezzo alle case distrutte, facendo risuonare il suo rumore nella notte.

Letizia si leccò il sangue dalla ferita sul braccio. Lo sparo del soldato l'aveva solo colpita di striscio e non sembrava niente di grave.
Il terzo soldato era il più giovane. Mente Letizia entrava nella tenda cercava disperatamente di caricare il fucile. Aveva poi cercato di difendersi, ma la bambina aveva ucciso anche lui, augurandogli la buona notte mentre il soldato si accasciava. Un po' le dispiaceva: forse quell'ultimo uomo non era poi così cattivo.
Addentò un tozzo di pane preso dalle scorte dei soldati mentre, seduta su un muro caduto, fissava la luna. I coltellaccio riposava fedelmente al suo fianco, ripulito dal sangue che aveva versato.
Letizia si leccò nuovamente il sangue dalla ferita senza staccare gli occhi dal cielo. Con un ultimo boccone finì il pane, pulendosi la bocca sul dorso della mano.
Si sistemò meglio sul pezzo di muro crollato poggiando una mano sul manico del coltello.
<< Grazie mamma e papà per avermi aiutato...>> sussurrò sorridendo.
<< Ora dobbiamo scoprire come si arriva a casa del re. Lui è la persona più cattiva di tutte. Devo metterlo a nanna presto...>>
rimase a pancia in su per tutta la notte rievocando ricordi felici insieme al tentativo di ricordarsi dove fosse Central City. I suoi genitori gliene avevano parlato ogni tanto, ma lei non riusciva comunque a dire da che parte fosse.
<< Chiederò ad altri soldati domani notte >> si disse compiaciuta. Ma lanciando un occhiata all'orizzonte che cominciava a tingersi di rosso mise il broncio.
<< Uffa...tra poco ci sarà di nuovo la luce del sole! >> scese di malavoglia dalla sua postazione, mettendosi nella tasca sul davanti un altro pezzo di pane e a tracolla la borraccia.
Entrò in una casa dei dintorni, cercando l'angolo più buio in cui era sicura che non sarebbe entrato il sole.
Si sedette a terra prendendo il libro delle fiabe e aprendolo su una nuova fiaba.



La fiaba:
capitolo 1



Molto tempo fa esisteva uno spirito, che uscito dagli inferi tormentava gli abitanti del regno. Ogni anno rubava un corpo, per prenderne il controllo e avere finalmente una forma.
Un anno decise di prendere il corpo di una piccola bimba, sicuro che in quella forma nessuno gli avrebbe fatto del male. Infatti era così. Gli abitanti del villaggio della piccola non osarono torcergli un capello e i genitori disperati pregavano perché la loro povera figlia potesse essere esorcizzata.
Il demone scappò dal villaggio approfittando di quelle sue dolci sembianze per uccidere gli uomini che incontrava sul suo cammino.

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cosa ne pensi kyla?
 
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hitsu95
view post Posted on 9/9/2009, 20:08




-.-' paura
 
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Kyla
view post Posted on 9/9/2009, 22:30




Una sola parola: MI-TI-CO!!!
Questa storia è fantastica!!! (certo, un po' di paura la fa, ma è sempre scritta egregiamente)
La trama è molto originale e la fiaba alla fine dà una specie di "carica". Non so come spiegarlo, volevo dire che fa venire voglia a chi legge di continare a seguire la storia e fa aumentare la suspance.
Bello, anzi, bellissimo.
Un bacione, continua presto ^_^
 
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lovegreed4ever
view post Posted on 10/9/2009, 22:19




a hitsu: deve far paura....ho cercato di fare un horror!!!!
e a Kyla: tanks! la fiaba mi è venuta in mente così..x caso...e l'ho pure finita! visto ke rispecchia Letizia mi ha aiutato a decidere come finisce...e ora..al lavoro!


ma...secondo voi...sono pazza a scrivere ste cose?
(lo so..il merito è mio..modestamente! nd She)
-_-'
 
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Kyla
view post Posted on 11/9/2009, 11:00




Bwahahah non non sei pazza, ha solo molta, moltissima creatività ^_^
 
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hitsu95
view post Posted on 11/9/2009, 20:09




si ce lhai fatta XD
 
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lovegreed4ever
view post Posted on 11/9/2009, 23:10




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lovegreed4ever
view post Posted on 16/9/2009, 20:48




Un urlo agghiacciante risuonò nel buio. Non era una buona idea per un soldato di Ametrst girare da solo per Ishibar. Qualunque sopravvissuto lo avrebbe attaccato, in cerca di vendetta e di quella che certi potevano chiamare “giustizia”. Ma in quel caso il soldato avrebbe avuto una morte veloce, data da un colpo secco. Devi sempre sperare che la persona che hai davanti sia cattiva. Se è una persona buona ti ucciderà velocemente, come i pochi sopravvissuti a quella atroce guerra. Se una è persona cattiva invece si compiacerà della tua espressione disperata e forse avrai qualche possibilità di cavartela. Ma tra tutti i sopravvissuti di Ishibar Letizia era la peggiore. La sua vendetta era diversa, cercava qualcosa di più alto. Non avrebbe ucciso nessun soldato con un colpo secco e indolore. Non lo avevano fatto con i suoi genitori, quindi perché lei avrebbe dovuto farlo con loro? E in più Letizia, nonostante la sua ingenuità, non era una persona buona. Non era neanche una persona cattiva, perché chi si perde nel dolore come lei non può essere definita cattiva. Era solo quanto di più simile ad una persona cattiva ci fosse.
Letizia girò il coltellaccio, che passava da a parte a parte la spalla del soldato. Sul corpo dell'uomo vi erano altre ferite inflittegli dalla bambina.
Un soldato solo, ferito e disarmato, a terra tremante nelle mani di una bambina. La guerra non era un gioco, ma il militare lo aveva capito troppo tardi.
<< Mi dici dove si trova la casa del re ora? >> chiese Letizia gingillandosi ancora un po' con la sua arma. Il soldato gridò dal dolore.
<< Shhhh! >> gli disse la piccola portandosi il dito indice davanti alla bocca. << se poi ci sentono devo uccidere tutti! >>
L'uomo fece un respiro profondo, stringendo i denti per il dolore.
<< King Bradely.....lui...è rientrato a Central City >>
<< Questo lo so...>> rispose Letizia. << Io voglio sapere dov'è questa città. >>
Il militare la guardò attraverso un occhio socchiuso.
Era pazza.
Quella bambina era pazza. Ma forse assecondandola avrebbe potuto salvarsi la pelle.
<< Central City si trova ad ovest...nella direzione in cui tramonta il sole....>> fece un altro profondo respiro, cercando di sopportare il dolore. Aveva molte ferite, ma quella che più gli causava dolore era quella alla spalla. Letizia si stava appoggiando sopra il manico come niente fosse mentre guardava nel vuoto pensosa.
<< E' dove tramonta il sole....credo di saperci andare allora. Ma è tanto lontano? >>
Al soldato venne quasi da ridere. Cosa credeva di fare a Central City? E pensava davvero che ci sarebbe arrivata?
<< A piedi è lunga. L'unico modo per arrivare più in fretta è il treno, ma....>>
Letizia annuì.
Aveva le informazioni che le servivano. Il militare non gli serviva più.
<< Bene, allora io vado! >> annunciò sorridendo.
L'uomo sospirò di sollievo. Aveva una brutta ferite, ma con un po' di fortuna qualcuno lo avrebbe trovato. Con un po' di fortuna quel qualcuno non sarebbe stato di Ishibar altrimenti sarebbe stato uguale farsi uccidere dalla bambina.
Orma non gli serviva più....
Il militare sgranò gli occhi.
...Ma non voleva per forza dire che lo avrebbe lasciato in vita.

Letizia estrasse il coltellaccio del petto dell'uomo. Quello cominciò a sputare sangue, mentre i polmoni gli si riempivano con un suono gorgheggiante. La bambina si chinò verso di lui, guardandolo in volto con espressione incuriosita. Non era ancora morto, ma manca va poco, Letizia lo sapeva. Voleva vederlo chiudere gli occhi, magari accompagnato dalla sua ninnananna. Ma il soldato tentò di allungare una mano verso di lei, aggrappandosi al suo vestitino.
Sul viso della piccola si dipinse un espressione offesa. Quasi con rabbia alzò il suo coltellaccio verso l'uomo.
La mano del militare cadde dall'altra parte della strada, disegnando un arco di sangue nell'aria.
<< Sei stato maleducato! >> disse Letizia mettendo il broncio, si alzò in piedi. << Io ti volevo anche cantare la ninnananna!! >>
Si girò dalla parte opposta, allontanandosi da soldato che orma faceva i suoi ultimi respiri. Fece un passo e poi...l'esplosione della polvere da sparo.
Un proiettile rimbalzò sul coltellaccio di Letizia.
La bambina si guardo intorno spiazzata e nel buio vide correre un soldato. Stava scappando spaventato, dopo aver cercato vigliaccamente di uccidere una bambina alle spalle. Letizia decise di seguirlo. Si mise a rincorrerlo mentre trascinava a terra il suo coltellaccio.
<< Non scappare! Ti voglio solo cantare la ninnananna! >> urlò, ma l'uomo era già sparito lontano.
Letizia rallentò, fino a fermarsi completamente.
Il coltello gli pesava dopo la corsa. Ma all'improvviso, ricordatasi del proiettile lo guardò con premura.
Una piccola incrinatura divideva la lama dove era stata colpita.
Letizia vi passò la mano sopra, mentre il suo viso si inscuriva.
<< Nooooooooo!!! >> urlò mente le lacrime rischiavano di scendergli lungo le guance. << Ha fatto male a mamma e papà....mi ha rotto il ricordo di mamma e papà! >>
Fece dei respiri profondi, cercando di non piangere. Lentamente riuscì a calmarsi, ma la rabbia per quel che avevano fatto non si placò.
<< Prima mettono a nanna mamma e papà e ora vogliono anche rompere il ricordo!?! >>
La bambina si passo il dorso della mano sul viso, asciugando l'unica lacrima che le era sfuggita. Iniziò a correre, nella direzione in cui aveva visto scomparire il militare. Corse senza sapere bene dove andasse alla disperata ricerca di quell'uomo che aveva osato rovinare il suo coltello.
Poi, in lontananza, comparvero delle luci. C'era un fuoco e intorno vi erano riunite cinque persone, riconoscibili dalle ombre che proiettavano. Letizia rallentò, avvicinandosi furtivamente all'accampamento.
<< Vi giuro che è proprio così!! >> gridò uno dei soldati, magro e allampanato.
Letizia non riusciva a riconoscere chi tra loro gli aveva sparato. Si avvicinò ancora un po', nascondendosi dietro un muretto caduto.
<< Era una bambina di Ishibar e aveva un coltello enorme! >> continuò l' “allampanato” << Io gli ho sparato, ma ha usato quel coso da macellaio come scudo. Poi mi stava venendo incontro e io....>>
Gli altri risero.
<< Te la sei data a gambe! >> dissero all'unisolo.
<< Smettetela! >> ribatté il militare. << Anche voi avreste fatto la stessa cosa. Aveva appena...squartato uno dei nostri! >> si portò la mano alla fronte cercando di cancellare quelle immagini.
<< Mah...detto sinceramente io non ti credo. Non è che ti sei fatto qualche goccetto di nascosto? >>
Gli altri risero nuovamente, dando un'amichevole pacca al compagno.
Poi un suono metallico si sentì appena al di sopra del crepitare del fuoco.
<< Allora se stato tu ha rompere il ricordo di mamma e papà! >> gridò Letizia, gli occhi di nuovo pieni di lacrime per la rabbia.
Gli si avventò contro, raggiungendolo in un attimo. Prima che il militare potesse muoversi, il coltellaccio lo tagliò al ventre. L'uomo cadde a terra e letizia lo finì con un colpo alla gola. Poi gliene diede un altro e un altro e un altro ancora, piena di rabbia. Si fermò un attimo, poggiandosi al manico del coltellaccio sporco del sangue dell'allampanato.
La cinghia di un fucile fece un leggero tintinnio alle spalle della bambina.
La piccola si voltò verso gli altri tre. Uno cercava di impugnare il fucile, ma Letizia gli mozzò le braccia all'altezza de gomito con un colpo secco. Le braccia volarono via, mentre il militare si guarda stupefatto gli atri mancanti. Cadde in ginocchio vomitando davanti ai piedi di Letizia, che lo uccise con un colpo alla testa. Un altro soldato cercò di fermarla, ma venne buttato a terra con una spallata alle gambe e finito con un rapido colpo al petto.
Ma in mezzo a quel sangue le venne lanciato addosso un secchio, con i rimasugli dell'acqua presa a pozzo li vicino. Letizia si riparò con il coltellaccio, chiedendo mutamente scusa ai suoi genitori per averli usati nuovamente come scudo. Quando abbassò l'arma vide gli altri due soldati correre lontano. Uno, muscoloso e agile era troppo veloce per letizia, ma l'altro, un ometto un po grassottello, era lento. Letizia lo rincorse trascinandosi a terra il coltello. Gli arrivò da dietro, raggiungendolo senza troppa difficoltà. Una taglio netto alle caviglie e il soldato cadde a terra, senza più riuscire ad alzarsi, i muscoli dei polpacci lacerati.
Disperato cercò di tirargli un pugno, ma la mano venne tagliata in due dal coltellaccio di Letizia,riempendo di sangue il petto dell'uomo. Urlò, chiese aiuto, ma tanto non sarebbe servito a niente. Non aveva più nessuna speranza. Un colpo e anche lui sarebbe morto.

La rabbia di letizia piano piano si calmò. Si accorse che il coltellaccio era troppo pesante per lei. Sentì i muscoli doloranti per lo sforzo appena compiuto. Era stata una profonda rabbia a muoverla, un forte sentimento d'odio che l'aveva aiutata a fare uno sforzo che in realtà il suo corpo non sarebbe stato in grado di reggere.
Era sicura che, quando sarebbe stata davanti al re, davanti all'uomo che aveva dato inizio alla guerra, avrebbe avuto la stessa rabbia a guidare la lama del suo coltello alla gola del nemico.
Pulì la lama del coltello sulla divisa di uno dei soldati a terra, passando con tristezza le dita sulla piccola incrinazione.
<< Grazie di esservi fatti male al posto mio...>> sussurrò. Diede un bacio alla lama con un leggero sorriso nel viso segnato dalle occhiaie.
Poi si alzò e, con tutti i muscoli doloranti, si incamminò verso una delle case li intorno, mente la luce del sole iniziava a scorgersi all'orizzonte.
La fiaba gli avrebbe tenuto compagnia per un altro giorno.

La fiaba:
capitolo 2



Un giorno il demone scoprì che l'uomo più potente era il re. Egli infatti comandava su tutti. Uccidendo il re, il demone avrebbe preso il suo posto comandando su tutto il regno. Trovato un uomo sul suo cammino gli sorrise gentilmente chiedendogli dove si trovasse il castello del re. Il viaggiatore rispose alla domanda della piccola bambina che si trovava davanti, ma una volta saputo ciò che voleva, il demone lo uccise senza pietà. Cominciò il suo lungo viaggio verso il castello, continuando ad uccidere chiunque incrociasse la sua strada.

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Ringrazio il mitico terry pratchett per la storia del “Devi sempre sperare che la persona che hai davanti sia cattiva....”. Ragionamento mitico! (che hai copiato....nd She) beh, almeno l'ho ammesso no? È un vero peccato che non abbiano tradotto tutti i suoi libri in italiano....that's not rigth!

E poi...voi 2 (hitsu e kyla) dite che non sono pazza....Ma avete letto cosa scrivo? Avete letto cos'ho scritto in quest'ultimo pezzo?!? Certe cose fanno schifo anche a me che le scrivo!
domandina: era peggio o meglio dell'altro? Cioè faceva più paura? Era più da pazzi? Era più sanguinario?
(ma da noi 2 cos'altro poteva venire fuori? Io sono sanguinaria e tu sclerata. nd She)
già..dovevo immaginarlo...

Cmq sembra che la fan fiction avrà 5 capitoli. Ho già finito di scrivere la fiaba e ha 5 capitoli quindi...preparatevi a farvela sotto dalla paura!!!!
forse prima o poi farò un disegno di Letizia...non so xkè ma me la immagino molto come rena di higurashi non naku koroni, o qualcosa del genere.
(quella di cui la nostra amica pattu vuole fare il cosplay! Nd She)
ma a parte tutto...devo ancora finire le altre fanfictio! Quella di Ishibar l'ho finita ma non mi piace come ho scritto....non si capisce!
Poi con Greed sono ad un punto morto...
E mi hanno chiesto di continuare la Royriza! Ma come? Alla fine avrebbe con una trama simile ad ling e lan fan...me lo sento...
ma intanto letizia....ucciderà tutti! Vuole davvero andare ad ammazzare king bradley! Pattu mi ha detto di metterla in anime world...ma li c'è gente ke mi conosce di persona e io non oso....

a dirla tt di fanfcion ne ho altre (1 di gintama, 1 di jackals, una di Finla fantasy X e 1 di quando Greed trovo le chimere del devil's nest) ma nn le ho ancora pubblicate, così non mi sento in dovere di continuarle se nn ho voglia....
 
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hitsu95
view post Posted on 18/9/2009, 12:52




congratulations
 
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lovegreed4ever
view post Posted on 18/9/2009, 20:21




^^
 
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hitsu95
view post Posted on 19/9/2009, 15:27




^^ basta OT ciao
 
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Kyla
view post Posted on 25/9/2009, 22:16




Bellissimo capitolo anche questo. Mi dispiace se commento così tardi ma ho avuto problemi tecnici e non (scuola e varie). Letizia è leggermente più sanguinaria e sadica o è una mia impressione?
E' solo una tua impressione cretina -.-'''
Gentile come al solito -.-''' però non dovevi dire quanti capitoli ha la fic, mi hai rovinato la sorpresa :jec: e poi se vuoi continuare le altre ff è una tua scelta, così come postarle dove vuoi tu U__U
 
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lovegreed4ever
view post Posted on 26/9/2009, 20:44




cmq l'ho posta anke su animeworld...mi hanno convinta!
 
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lovegreed4ever
view post Posted on 22/10/2009, 17:39




È un periodo che non mi piace tanto come scrivo...spero ke questo pezzo si a all'altezza degli altri


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Di treni ce ne erano solo due, entrambi che puntavano nella direzione in cui tramonta il sole, ne era sicura. Quei treni l'avrebbero portata alla casa del re. Corse per le rotaie deserte fino a quando trovò un vagone con il portellone aperto. Vi guardò dentro e ci vide solo casse e tele cerate. Poggiò il coltello dentro, faticando a salire sulla carrozza alta quasi più di lei. Ma poi fu sopra, nascosta sotto un telo, nel buio.

Il teno viaggiava veloce e in un attimo Letizia si ritrovò lontano dalle terre che conosceva. Non aveva ancora messo il naso fuori, ma lo sentiva nell'aria che era diverso. Niente deserto, non più quell'odore familiare comune a tutta Ishibar. Era diverso è un po' lo rimpiangeva.
Quando si fermarono era ormai buio e così il treno venne lasciato alla stazione ancora carico. Letizia scese dal vagone il cui portellone era fortunatamente rimasto aperto per tutto il viaggio. La stazione intorno a lei era enorme e la bambina si ritrovò spiazzata. Vagò fino a quando, in lontananza vide una luce. Si avvicinò cautamente, sbirciando da dietro un muretto.
Un uomo anziano sonnecchiava in una piccola cabina illuminata, mente un altro uomo gli si stava avvicinando con una torcia in mano.
Letizia si accovacciò nascondendosi alla vista del più giovane.
Lo sentì camminare fino alla cabina, fermarsi per un attimo e poi ripartire, per un altro giro di guardia. La bambina aspettò fino a quando non sentì più i suoi passi. Allora si alzò da suo nascondiglio avvicinandosi alla piccola cabina, trascinandosi il coltellaccio dietro. A quello sgradevole rumore l'anziano guardiano si mosse a disagio, ma poi si aggiustò meglio nella sedia. Letizia gli si avvicinò fino a trovarsi a un passo da lui, dentro la cabina calda e illuminata. Si nascose il coltellaccio dietro la schiena e poi lo scosse leggermente, per svegliarlo. L'uomo grugnì senza aprire gli occhi. La piccola riprovò, ma il respiro del guardiano rimaneva sempre lento e pesante.
Letizia si arrabbiò. Quell'uomo non era un soldato, non voleva fargli del male. Ma se non si sarebbe svegliato e non gli avesse detto dove si trovava il re, allora avrebbe potuto cambiare idea.
<< Signore! >> gridò infine con tutta la sua voce. Il custode si svegliò di colpo. Per poco non cadde dalla sedia per il brusco risveglio.
Si guardò intorno spiazzato e vide di fianco e se Letizia.
<< Bimba, non si grida così...>> sussurrò ancora assonnato. Poi sembrò svegliarsi realizzando finalmente dovei si trovasse.
<< Ma che ci fa una bambina in giro a quest'ora di notte? >> chiese.
Prese il volto di Letizia costringendola a voltarsi vero di lui.
<< E per di più di Ishibar!>> aggiunse.
Letizia si liberò dalla presa con una mano mente con con l'altra continuava a tenere nascosto il coltellaccio dietro la schiena, nelle ombre che popolavano la piccola cabina.
La bimba mise il broncio, il viso serio.
<< Sei anche tu cattivo come i soldati, vero? >> gli disse in tono accusatorio. << adesso anche tu cercherai di farmi del malo proprio come loro. >>
Il controllore si sentì toccato sul vivo. Sembrò intenerirsi davanti a quella povera bambina. << No, dai piccolina. Non dirò niente a nessuno, sei al sicuro con me. >> le carezzò sul viso, mentre a Letizia sfuggiva un debole sorriso.
<< Signore...>> disse scostando, questa volta con gentilezza, la mano del controllore << Signore, lei mi dice dov'è la casa del re?>>
L'uomo la guardò male, confuso da quella domanda.
<< No, no, no. Tu non devi andare alla casa del re. Cosa ci vuoi fare? >>
<< Voglio far smettere la guerra. >> rispose seria la bimba.
<< E i tuoi genitori? >>
<< I miei genitori sono a nanna...però a nanna per sempre...>> Letizia si rabbuiò.
L'uomo si morse il labbro, maledicendosi per quella stupida domanda.
<< Non piangere, però. Se vuoi ti do un dolcetto >> disse iniziando a frugare in uno dei cassetti che popolavano la stretta cabina << Devo averne uno da qualche parte...>>
Ma all'improvviso la sua mano venne inchiodata in uno dei cassetti più bassi da una lunga lama. L'uomo gridò, ma si trattenne dal gesti istintivo del ritrarre la mano o se la sarebbe trovata tagliata in due. Stringendo i denti si voltò lentamente verso la bambina.
<< Non voglio il dolcetto >> gli disse Letizia seria. << Voglio sapere dov'è la casa del re. >> la domanda era sempre la stessa, cosa c'era di male nel dirglielo? Volevano tutti così bene a questo re?
Ma nello sguardo del signore c'era una preoccupazione strana, non per se stesso ma per la bambina.
<< Tu sei così piccola ed ingenua...non puoi fare del male alla gente! Non credo che i tuoi genitori ti abbiano insegnato questo! >>
Letizia lo guardò negli occhi e poi li abbassò pensando a quelle parole. No, i suoi genitori non gli avevano insegnato questo. Dicevano sempre che fare del male è sbagliato. Lo avevano detto anche ai soldati, ma loro non si erano fermati, li avevano uccisi lo stesso, senza un briciolo di pietà.
La rabbia la riempì. Girò il coltello su se stesso, senza alzare gli occhi da terra.
<< Lo so! >> gridò, facendo coro con la voce dell'uomo che gridava a sua volta.<< Loro lo dicevano sempre, ma li hanno messi a nanna lo stesso!>>
<< Perché quelle erano persone cattive, ma tu sei brava. >>
“ sei una bimba bravissima, e sei molto dolce” l'odore della mamma misto alla sua voce la pervase. Glielo diceva sempre. Anche suo padre, quando le dava il bacio della buona notte.
<< Si, so anche questo. È per questo che sto mettendo a nanna tutti i soldati cattivi. >>
Alzò lo sguardo sull'uomo, gli occhi dilatati accompagnati da uno strano sorriso.
<< Sto facendo la brava bambina. Se metto a nanna i cattivi poi tutti staranno bene e vivranno felici come nelle fiabe! >>
Avvicinò il proprio viso a quello de vecchio sorridendo amabilmente.
<< Ora mi dici dov'è la casa del re? O sei anche tu cattivo come gli altri? >>
il custode la guardò triste: non c'era più niente da fare per la bambina. La morta sarebbe forse stata per lei la più grande liberazione.
<< Te lo dirò >>

Il custode più giovane stava ripetendo il giro dell'enorme stazione. Ogni tanto sbirciava dentro qualche vagone con i grandi portelloni aperti per controllare che non ci fossero barboni ad occuparli. Si stava dirigendo verso la piccola casetta dei custodi, poco più di un abitacolo con una sedia al centro. Ma mentre si avvicinava la porta si aprì e ne uscì una bambina dai capelli chiari e vestitino scuro che si perdeva nelle ombre della notte. E, trascinato per terra dalla sua piccola manina, un coltellaccio sporco di sangue. Il ragazzo sgranò gli occhi preoccupato. Di chi altro poteva essere il sangue se non del suo collega? Cominciò a correre verso la bambina che in quel momento lo notò. La vide girarsi verso di lui e sorridere pazzamente. Prese il proprio manganello dalla cintura e si preparò a colpire con forza la bambina mentre lei caricava il braccio all'indietro per ferirlo. Ma una mano, sporca di sangue, lo fermò respingendolo indietro. E il colpo che Letizia stava per dare andò quasi a vuoto, ferendo il giovane solo lievemente al ventre. Il vecchio custode era fermo dietro la bambina e cercava di tenerla ferma, mente la mano con cui aveva fermato il collega era ancora alzata.
<< Lasciami! >> gridò Letizia.
L'uomo si chinò all'altezza della piccola tenendola per le spalle.
<< Lui non è un soldato! > le disse << Non è cattivo, lascialo stare! >>
<< Ma ha cercato di farmi male! >>
Il vecchio lanciò un occhiata da sopra le spalle di Letizia al ragazzo. Sulle sue labbra comparve la parola “scappa”.
Il giovane scosse la testa, quasi disperato: non poteva lasciarlo lì insieme a quella assassina. Ma l'altro gli sorrise, incitandolo con un gesto del capo. Alla fine il ragazzo annuì riluttante e cercò di alzarsi, una mano alla lieve ferita all'addome.
Il custode anziano girò la bambina verso se stesso, guardandola dritto negli occhi
<< Vedi lui mi vuole tanto bene... >> disse lanciando una breve occhiata alle spalle di Letizia, dove l'altro custode stava scappando silenziosamente.
<< ...e quando ha visto che mi avevi fatto male si è arrabbiato. >>
Letizia abbassò lo sguardo, strisciandosi i piedi uno contro l'altro.
<< Scusa...>> mormorò. << Pensavo fosse cattivo...>>
E l'uomo le diede un bacio sulla fronte come fosse sua nipote, per poi abbracciarla teneramente. Quella povera piccola vittima della guerra....Avrebbe voluto che trovasse la pace e l'unico modo era la morte.
Ma non poteva accadere davanti ai suoi occhi.
Non lo avrebbe retto.


Letizia camminava per le strade semideserte tirando un morso al dolcetto del custode. Alla fine lo aveva accettato felice, mente si allontanava dalla stazione lungo la via che gli era stata indicata. Era stanca e un po affamata, ma anche felice di aver trovato qualcuno che stesse dalla sua parte, un buono .
Un uomo la superò a passo veloce, girandosi per lanciargli una strana occhiata, divertimento misto a paura. Oltre a lui pochi altri avevano incrociato la sua strada, ma erano comunque più di quanto letizia si aspettasse. A Ishibar, nel suo paesino, quando si affacciava dalla finestra della sua stanza, non c'era mai nessuno.
Non le piaceva farsi vedere, e così, nonostante mancassero alcune ora all'alba, decise di rifugiarsi sotto un ponte. Un barbone, grasso e che puzzava di alcol, stava russando pesantemente, Ma letizia era troppo stanca per notarlo e raggomitolata per terra si addormentò.
Si svegliò all'alba, aprendo gli occhi lentamente. C'era qualcosa che non andava in ciò che la circondava.
Poi lo noto: un raggio di sole che le toccava il piede. Subito lo ritrasse come se la luce del sole potesse nuocergli. Si tirò in piedi, spostandosi nel posto più buio del sottoponte, ma la luce avanzava, mettendo in ansia Letizia. Ne avena paura, non la voleva, come quando un bambino ha paura che le onde del mare gli tocchino i piedi.
Si fece ancora più indietro quando uno dei suoi piedini cadde in una buca, lasciandola in equilibrò precario. Si voltò con circospezione riportando il piede sull'asfalto. Dietro di lei si apriva un buco, che tramite un angusto buco e una stretta scaletta, scendeva giù, sotto la città. Letizia si sporse guardando sotto. Puzzava un po, ma a lei non importava: qualsiasi cosa per sfuggire alla luce del sole. Ma prima di scendere, prese con mano svelta un pezzo di pane lievemente raffermo dal sacco del mendicante. Ma quando lo sentì svegliare, stiracchiandosi alla luce del sole scese velocemente.
Non le piaceva rubare, ma aveva fame.
Quando i suoi occhi si abituarono si ritrovò in un largo canale attraversato nel mezzo da acqua sporca. Camminò un po per gli stretto corridoi ai bordi dell'acqua mordendo il tozzo di pane. Poi trovò un piccolo anfratto, una piccola galleria lunga solo pochi metri. Ci entrò sedendosi per terra stancamente, i muscoli ancora indolenziti dopo lo scomodo viaggio in treno.
Buio. Ombra. Silenzio. Quel che voleva. Era da pazzi sperare di riuscire ad orientarsi li sotto fino a raggiungere il palazzo del re. Ma lei non voleva questo. Le bastava riposarsi, mangiare tranquilla e poi leggere un po della sua fiaba fino a quando il sole sarebbe tramontato di nuovo.

La fiaba:
capitolo 3

Un giorno il demone trovò uno strano vecchio, gentile e premuroso con tutti. Quando vide il demone con le sembianze della povera bambina si offrì di ospitarla a casa sua, come per tanti altri bambini orfani. Ma il demone, quasi stufo di tutta quell'altruismo confesso di essere uno spirito maligno. Il vecchio non si spavento, ma anzi sorrise dicendo di sperare che il demone raggiungesse presto il suo obbiettivo in modo da lasciare libero il corpo della bambina. Il demone stupito accetto la cena che l'anziano gli porgeva e si sedette amabilmente al tavolo a mangiare con lui. Decise di non uccidere l'unica persona che gli dava appoggio.

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questo capitolo della fiaba l'ho aggiunto quindi non è in stile con gli altri...e poi NN MI PIACE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
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Kyla
view post Posted on 28/10/2009, 22:22




:mki: perdonami per il grosso ritardo, coem avevo già detto prima ho avuto e ho ancora dei grossi problemi per via della connessione a internet. Mi è piaciuto molto anche questo capitolo, il vecchietto che "aiuta" Letizia nella sua missione è un fatto un po' strano, quando lei stessa promette di non risparmiare nessuno.
Però fa vedere che un minimo della sua innocenza di bambina ce l'ha ancora e nonostante l'odio l'abbia trasformata in una persona molto sanguinaria e violenta...
Molto bello, ancora complimentoni ^_^
 
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17 replies since 8/9/2009, 15:21   275 views
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