Capitolo 2
Il Dio in cui non ho mai creduto
“ Noi alchimisti siamo scienziati. Non crediamo a cose vaghe come un creatore o un dio. Cerchiamo di spiegare le leggi che stanno alla base della materia che compone tutto quanto. Cerchiamo la verità... È ironico che proprio noi scienziati, che non crediamo in Dio, in un certo senso siamo i più vicini allo stato di un dio. ”
{ Edward Elric }
Era uno spettacolo tremendo, uno di quelli che non si può far a meno di guardare con disgusto e la certezza che qualsiasi cosa accada non sia nulla di buono. Un film dell'orrore dove sai che solo in pochi si salveranno, pochi individui che portano orgogliosi il nome di “eroe” quando, invece, hanno avuto solo la sfacciata fortuna di essere i protagonisti della storia.
Maes Hughes, un uomo di soli trent'anni, con corti capelli neri e occhi del medesimo colore, non sapeva come definirsi. Era un agente di polizia, un semplice dannato agente, e il suo compito era quello di aiutare la gente, cercare di mantenere la calma. Non era il protagonista di quella tragedia, ma non pensava neanche di essere un personaggio così secondario. Se ci fosse stato bisogno, lui non avrebbe esitato a rischiare la propria vita per salvare qualcun altro, era il suo dovere. Dopotutto le probabilità che sopravvivesse non andavano a suo vantaggio, lì in mezzo al caos era come essersi dato in pasto al nemico, un nemico di cui non conosceva neanche il volto.
-La zona nord-est è stata evacuata, tutti i civili si trovano all'interno del rifugio!
Annunciò gridando nella radio ricetrasmittente che reggeva in mano.
-Bene, adesso vada anche lei nel...
Il resto delle parole del suo superiore vennero inghiottite da un boato tremendo, seguito di una terribile esplosione avvenuta lì vicino.
Hughes dovette pararsi il viso con un braccio per non rimanere ferito da qualche pezzo di legno.
Guardò esterrefatto la terra bruciata dinanzi a lui, se l'esplosione fosse avvenuta un pochino più vicina sarebbe morto, ne era certo.
-Maledizione!
Imprecò a denti stretti, e voltando le spalle a quello spettacolo raccapricciante, cominciò a correre verso il rifugio, doveva raggiungerlo immediatamente.
Finalmente vide la botola che portava al rifugio sotterraneo, conosceva la sua posizione a memoria, si era sempre ben preparato a situazioni del genere.
Hughes udì indistintamente il rumore di un'altra esplosione, doveva sbrigarsi.
Raggiunse finalmente l'entrata del rifugio e, piegandosi sulle ginocchia, si apprestò ad aprirla, ma proprio in quel momento una voce maschile lo bloccò.
-Nii-san! Dobbiamo trovare un rifugio!
Al correva al fianco del fratello, faticava non poco a stargli dietro, nonostante fosse agile il suo nii-san lo era certamente di più.
-Lo so, lo so! Maledizione! Se solo sapessi dove fosse!
Ed accelerò il passo, costringendo Al a fare uno sforzo inumane.
Dove diavolo si trovava quel maledetto rifugio?!
-Edward Elric! Da questa parte!
I due fratelli si bloccarono e, al contempo, si voltarono nella direzione opposta, dove Mais Hughes stava sventolando una mano per attirare la loro attenzione.
-Siamo salvi!
Esclamò Al, felice come non mai di vedere quella persona che un tempo aveva sempre creduto morta.
-Niente è certo, muoviamoci!
E iniziarono di nuovo a correre, con il cielo infuocato che regnava sulle loro teste, l'odore acre del fumo e il rumore sordo di esplosioni lontane e sempre più vicine.
Ce l'avrebbero fatta, dovevano farcela!
-Forza ragazzi!
Li incitava Hughes, aveva un pessimo presentimento e, ben sapendo che i due fratelli stessero correndo più di quando le loro capacità permettessero, sentiva la necessità che si sforzassero ancora.
Ma il pericolo che avvertiva non era verso gli altri...
-Stia attento!!!
L'uomo si voltò appena in tempo per vedere una grossa asse cadere dal palazzo pericolante sotto il quale si trovava, un dolore lancinante all'altezza della testa e poi il buio totale, non aveva avuto neanche il tempo di avere paura.
- Signor Hughes, si svegli!
Una voce?
A stentò aprì gli occhi, vedeva tutto dannatamente rosso e sfocato e un qualcosa di scuro gli aveva imbrattato il viso. Si sentiva stordito, fuori dal mondo, fuori frequenza.
-Dannazione Hughes, si riprenda o ci farà saltare tutti e tre in aria!
In uno scatto improvviso si rialzò, ma la testa gli girò pericolosamente e fu costretto ad appoggiarsi al ragazzo che poco dopo comprese fosse Alphonse Elric.
Poi avvertì che qualcuno prese a sorreggerlo dall'altro lato. Voltò piano il capo e scorse Edward.
I due si incamminarono veloci verso il rifugio, ormai c'erano quasi.
-Cos'è successo?
Domandò confuso l'uomo, mentre arrancava lungo la strada affidandosi quasi totalmente al corpo di quei due.
-Stava per essere schiacciato da una trave, per fortuna mio fratello è intervenuto in tempo, ma lei ha sbattuto comunque la testa.
Spiegò Alphonse, guardando dritto davanti a sé.
Edward non parlò, si era ferito al braccio sano, ma era una ferita leggera e non se ne preoccupava. Ciò che riusciva a pensare era che doveva arrivare solo a quel maledetto rifugio di merda, che stava in una città di merda collocata in un tempo di merda!
Ok, era abbastanza arrabbiato, ma si sentiva così inutile a non poter far niente. Se solo avesse potuto usare l'alchimia!
-A-avresti potuto morire...
Biascicò l'agente, dopo un po'.
Ed ghignò
-E pensa davvero che avrei permesso che lei morisse di nuovo?
Hughes spalancò le iridi color pece, ma sicuramente aveva capito male.
Raggiunsero la botola, stranamente senza incontrare altri pericoli. Con un piede Edward calciò sulla superficie, da sotto si senti un movimento frenetico e subito dopo l'entrata fu aperta.
Un uomo abbastanza robusto si fece subito avanti per aiutarli.
Ed e Al, con tutta la cautela che potessero avere in un momento del genere, consegnarono Hughes all'uomo che era venuto in loro aiuto e fecero per seguirlo, ma un momento scaltro lì vicino attirò l'attenzione dell'alchimista d'Acciaio.
No, non poteva essere, lui non...non poteva essere lì!
-Nii-san dove vai??!!
Gli urlò dietro Al, seguendolo subito dopo. Non sentirono neanche i richiami delle persone che si trovavano nel rifugio, Edward era troppo concentrato e sbigottito su ciò che aveva visto, Al non poteva lasciare andare così il suo nii-san.
Riuscì a raggiungerlo, correva come una furia, oltre ogni limite umano.
-Nii-san, dove stai andando?! Dobbiamo tornare al rifugio!
Il biondino sorvolò deliberatamente su quelle parole, digrignando i denti in un ringhio spaventoso. Sentiva la gola raschiare e gli occhi lacrimare per il troppo fumo, ma non se ne curò.
-So chi sta provocando tutto sto casino, non so come abbia fatto, ma sono certo di averlo visto! Torna al rifugio, Al!
Urlò, aumentando la velocità.
-Non ti lascio andare da solo! E poi si può sapere chi hai visto?!
Ma questa volta non gli rispose, nei suoi occhi ardeva il medesimo fuoco che stava invadendo la città, cosa diavolo aveva visto?!
Sarebbero morti, le probabilità di correre in una città devastata da esplosioni improvvise senza essere colpiti erano pessime, ma questo non sembrava importare ad Edward e, chissà per quale aiuto divino, raggiunsero la loro biblioteca incolumi.
La biblioteca?
-Che...che ci facciamo qui?!
Avevano entrambi il fiato corto e Al ci capiva sempre meno.
Restarono a guardare l'edificio pericolante per qualche secondo, era devastato dalle fiamme e i vari terremoti causati dalle esplosioni avevano fatto rovesciare i libri tutti sul pavimento. L'entrata era del tutto distrutta, niente si era salvato.
-Entriamo!
Ed corse in avanti
-Nii-san! Torna qui, l'edificio potrebbe cadere da un momento all'altro!
Al tentò di fermarlo, ma fu tutto inutile.
Non sapeva che fare, certo, avrebbe seguito suo fratello in ogni occasione, mai lo avrebbe lasciato solo, ma non riusciva a spiegarsene il comportamento.
Beh, Edward non era un tipo da “riflessioni”, ma non era neanche mai stato così sconsiderato.
Al serrò gli occhi e ascoltò il lento avanzare delle fiamme, tremava, ma non poteva farci niente e, vinta la paura iniziale, corse all'interno, dietro a suo fratello.
Lo vide entrare in tutta fretta nel magazzino dove di solito tenevano i libri più vecchi e posavano gli scatoloni di quelli appena arrivati. Per fortuna sembrava che quella stanza fosse ancora intatta, ma Al sapeva che ben presto le fiamme li avrebbero raggiunti anche lì'.
-Nii-san, che cosa cerchi?!
Avrebbe voluto solo andarsene da lì e trovarsi un rifugio, ma non riusciva ancora a capire le intenzione del fratello maggiore
-E' qui, Al! E' qui!
Edward si guardava freneticamente attorno, non riuscendo a stare neanche fermo sul posto.
La stanza, buia e poco illuminata dalla fiamme che imperiose ardevano di fuori, provocava un certo senso di inquietudine.
Non c'era nessuno, niente e nessuno, possibile che si fosse sbagliato?
No, non poteva aver sfidato la morte solo per una sua stupida impressione, lui l'aveva visto, era certo che fosse entrato lì dentro.
-Nii-san, dobbiamo andare, qui non c'è nessuno!
Al cercò in tutti i modi di convincerlo, aveva la voce roca per il troppo fumo che gli aveva invaso i polmoni.
-No Al, non possiamo tornare indietro, se lui è veramente qui vuol dire...
Ma non potè andare oltre che uno strano rumore li fece rabbrividire all'istante.
Era un suono strano, basso e roco, in grado di far accapponare la pelle a chiunque.
-Nii-san, che cosa è stato?
Al aveva preso a sussurrare e a guardare preoccupato il corridoio buio che portava dall'altra parte della stanza.
-Non so, ma proveniva da lì
Edward si inoltrò nel corridoio con cautela, all'improvviso non più sicuro di quello che stava facendo.
Con il dorso della mano si asciugò il sudore che gli imperlava le labbra, mentre procedeva in avanti, sempre più impaziente e spaventato. Avvertiva la presenza di suo fratello alle spalle e più si avvicinava alla verità di ciò che era accaduto più si malediva per aver messo a rischio, “
di nuovo”, il suo fratellino, colui che aveva giurato di proteggere anche a costo della propria vita.
-Al, stammi più vicino.
Borbottò in un sussurro, aveva bisogno di sentirlo vicino, in modo da avere la certezza di poterlo proteggere.
Al, anche se non capendo il motivo, accontentò la richiesta e si fece più vicino.
Aveva le guance arrossate per l'immane calore che era diffuso in quella stanza, dovevano uscire al più presto da lì, ma non osò parlare ulteriormente. Se suo fratello faceva determinate cose aveva un buon motivo, era basso ma non stupido.
Finalmente giunsero alla fine del corridoio, in una stanza illuminata, chissà per quale strano motivo, da lanterne poggiate su diversi scaffali. In mezzo uno spazio immenso, circolare, e all'interno di esso...
-No...non...non è possibile
Inconsapevolmente i due fratelli indietreggiarono, gli occhi chiari spalancati per lo stupore, ma soprattutto per il disgusto e la paura.
-E' uno spettacolo magnifico, non credete?
Una voce ironica giunse da un angolo buio di quella stanza, una voce che i fratelli Elric conoscevano fin troppo bene.
Al si arrestò sul posto, gli occhi dilaniati più che mai da un misto di emozioni che non poteva distinguere.
Edward, che aveva ripreso un minimo di lucidità, strinse le labbra e serrò i pugni, così forte che del sangue iniziò a colare a terra. Uno sguardo che ardeva di rabbia e frustrazione.
Davanti a loro un ragazzino dagli occhi di ghiaccio e una lunga chioma di capelli scuri.
-Che cosa significa questo...Envy?
Il ragazzino posò le mani sui fianchi e si sporse leggermente avanti col dorso.
-Ma come? Non sei felice di vedermi, piccoletto d'acciaio?
E intanto una cinquantina di persone agonizzavano a terra, una vicina all'altra, in fin di vita.
Al ne era rimasto stordito, ma doveva riprendersi, in fretta.
-E-Envy? Ma...ma non eri stato trasmutato per aprire il portale?! Come possibile che tu sia ancora vivo?!
Envy spostò lo sguardo su di lui e drizzò la schiena, inarcando un sopracciglio
-Non sei molto cortese a dire così, sai?
Sghignazzò, si stava deliberatamente prendendo gioco di loro.
-Ti ho visto con i miei occhi, ho visto mio padre trasmutarti insieme a lui! Che diavolo ci fai ancora qui!!??
Le ultime parole, non riuscendo a trattenersi, le aveva urlate. Tremava, Edward, tremava di rabbia. Era arrabbiato perchè il sacrificio di suo padre si era rivelato inutile, ma anche perchè Envy stava mettendo in discussione,
ancora una volta, il principio su cui aveva basato la sua intera esistenza. E non voleva accettarlo, perchè lui credeva nello “scambio equivalente”, era la base dell'alchimia, la base della loro vita.
L'homunculus lo guardò per un attimo interdetto, per poi scoppiare a ridere
-Voi umani siete così' ingenui
Con uno scatto fu davanti al maggiore dei fratelli Elric. Ed spalancò le iridi color miele, era stato troppo veloce.
-A quanto pare i quattrocento anni di vita di quel bastardo sono bastati
Gli sussurrò, il fiato sul collo e le labbra che sfioravano il lobo, prima di colpirlo con una portentosa ginocchiata sotto il mento e mandarlo a sbattere contro uno scaffale, facendogli cadere addosso centinai di libri.
-Nii-san!
Al, ripresosi dallo shock iniziale, corse in aiuto del fratello.
-Aaah, O' chibi-san! Il tuo fratellino è davvero fastidioso!
Envy balzò appena di lato, evitando facilmente il pugno che Alphonse aveva tentato di rifilargli. Era calmo, tranquillo, non aveva nulla da temere, si sarebbe divertito a prendersi beffe di quei due.
Al colpì il vuoto, ma agile frenò con un piede a terra e fece una mezza giravolta per cercare di colpire l'avversario con l'altra gamba.
Envy evitò il calcio, ma l'ennesimo pugno che provò a sfiorarlo fu costretto a fermarlo con una mano. Con uno scatto fulmineo attirò il ragazzo a sé, tanto da poter sentire il suo respiro sul viso, lasciando la sua difesa completamente scoperta.
Ghignò e lo colpi con un pugno nella bocca dello stomaco, facendolo piegare in due, gli occhi dilatati dall'improvvisa mancanza di ossigeno.
Al cadde a terra in ginocchio, agonizzante, ma non gli fu dato tempo di riprendersi che un calcio proprio sotto al meno lo fece cadere a terra supino con il respiro mozzato.
-Accidente, questi mesi di inattività vi hanno resi un po' debolucci
Li canzonò Envy, mentre prendeva il minore degli Elric per il bavero della camicia e cominciava a stringere la mano attorno al suo collo, sempre più forte.
Al si dimenò con tutte le sue forze, ma queste, man mano che l'aria gli veniva portata via, sembravano abbandonarlo.
-Lascialo stare!
Edward colpì con un pugno portentoso il viso di Envy, che si voltò letteralmente dal lato opposto, con un sinistro scricchiolio. L'homunculus volò fin dall'altra parte della stanza, sepolto poi anch'egli da una valanga di libri.
Ed teneva il braccio ancora steso in avanti, gli occhi fiammeggianti e il respiro corto per lo sforzo compiuto.
Un rivolo di sangue gli imbrattava il viso, doveva essere ferito alla testa.
Al si rialzò piano da terra, faticava un po' a respirare ma per fortuna stava bene.
-Al, stai...?
Un'esplosione tuonò fuori dall'edificio, facendo tremare la terra sotto i loro piedi. Dal soffitto cominciava a cadere della polvere, segno di un possibile cedimento.
-Nii-san, dobbiamo andarcene da qui!
Edward sembrava restio dal lasciare il campo di battaglia, ma non aveva scelta, dovevano salvare quelle persone e, con la testa che gli girava per il troppo sangue perso, non era sicuro di riuscire ad affrontare Envy. Non poteva neanche usare l'alchimia, dannazione! Odiava quel mondo!
-Va bene! Al, aiutami a portarli fuori!
-Sì!
I due si avvicinarono a coloro che giacevano a terra, privi di sensi. Erano uomini e donne, quasi tutti di mezze età.
Al e Edward si stavano apprestando a portare via le prime due vittime
-Sapete, non penso di potervelo lasciar fare.
La voce di Envy, che aveva un non so che di ironico, colpì come una scarica elettrica i giovani Elric.
Sapevano che non sarebbe morto così facilmente, ma avrebbe dovuto metterci almeno un bel po' a liberarsi di tutti quei libri.
Invece il ragazzo, se così si poteva chiamare, stava dinanzi a loro con un'espressione noncurante, mentre con semplici gesti si toglieva la polvere da dosso. Non aveva un graffio.
-Quelle persone ti servono per altro, O'chibi-san
Annunciò, con una semplice alzata di spalle, mentre a Edward cominciò a pulsare una vena pericolante sulla fronte, ma decise di oltrepassare sull'osservazione riguardante la sua altezza e mettersi in piedi, per poter guardare meglio quell'homunculus odioso che gli aveva sconvolto la vita.
-Che diavolo stai cercando di dire?!
Abbaiò, infuriato.
Envy scoppiò a ridere all'improvviso.
-Eh, e ora che ti prende?
Ed era sempre più confuso, voleva delle risposte che forse non avrebbe mai avuto e ciò lo irritava non poco.
Al si mise al suo fianco, pronto ad uno scontro, nonostante il suo viso dicesse tutt'altro.
Era sudato, faceva troppo caldo.
Un'altra esplosione causò una potente raffica di vento, così forte da costringere gli alchimisti a pararsi il viso con le braccia. Si voltarono di scatto alle loro spalle.
Le fiamme divampavano e avevano raggiunto anche quella stanza, ben presto l'avrebbero divorata senza scrupoli.
-Mh, sembra che non sia rimasto molto tempo.
Commentò Envy, atono. Ed e Al tornarono a guardarlo e si sorpresero nel constatare che aveva una strana espressione.
Successe tutto troppo in fretta, così veloce da sembrare che il tempo si fosse fermato.
Envy scattò ancora una volta avanti e a pochi centimetri da Edward ghignò, prendendogli entrambe le mani con le sue e congiungendole tra di loro, per poi saltare sulla testa dell'alchimista e dargli un calcio nelle spalle, in modo che cadesse in avanti.
-Cos...?
Ed non ebbe il tempo di dire altro che i palmi toccarono a terra e una luce divampò da essi, provocando una nuova raffica di vento, questa volta ancora più potente.
Sul pavimento cominciarono a comparire, come per magia, degli strani segni, che andarono a formare un cerchio, un cerchio
alchemico.Ed e Al spalancarono gli occhi, una luce accecante li avvolse e li trascinò a sé, tra gli urli disperati di quelle persone che non avevano potuto salvare.
Il nulla, poi la sensazione di vuoto, perdita e dolore, una ricerca disperata.
-Al!!!
-Nii-san!!
Edward dilaniò gli occhi per il disgusto di se stesso e per la paura di poter perdere ciò che di più caro aveva al mondo, mentre fissava terrorizzato suo fratello che si allontanava sempre di più, che lo abbandonava, come quella volta.
No, non di nuovo!
Serrò gli occhi, veniva portato via, sempre più affondo. Avvertì le gote bagnarsi e allungò il braccio vero, in un ultima taciturna speranza. Si ritrovò, per la prima volta, a pregare un Dio in un cui non aveva mai creduto, perchè non voleva rimanere solo, ancora una volta, non voleva perdere il suo nii-chan.
-Al...
Sussurrò, e l'ultima cosa che avvertì fu il dolce intrecciarsi delle sue dita con altre, più piccole e delicate, poi il nulla.
Angolino dell'autrice
Un grazie infinito a afnatasha e a _Chobits_ per il commento, spero che anche il secondo capitolo vi sia piaciuto^^
Ora una piccola nota u.u
L'agente che nel film assomigliava a Hughes non ho la benchè minima idea di come si chiami, quindi gli ho affibiato lo stesso nome del nostro amato Tenente colonnello, di cui proprio oggi ho visto la sua morte iin Brotherhood, oddio che malinconia ç.ç
Se qualcuno sa come si chiami l'agente non si faccia probemi a dirmelo, provvederò subito a modificare u.u