Fullmetal Alchemist - Il ritorno degli alchimisti, Spoiler su tutta la prima serie

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view post Posted on 22/8/2009, 00:31
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Autore: °°°bacinaru°°° (^^bacinaru^^ su forumfree e bacinaru su EFP)
Rating: Arancione
Genere: Romantico, drammatico, avventura
Personaggi: Un pò tutti
Trama:La mia prima FanFiction su Fullmetal Alchemist^^
Dal 1° Capitolo
"Ma il resto delle sue parole vennero inghiottite dal boato di una tremenda esplosione, seguite dal rintocco d'allarme delle campane.
In contemporanea Ed e Al saltarono giù dai loro letti e si avvicinarono sbigottiti alla finestra. Dinanzi a loro una notte infuocata.
-Al, andiamo!!"
Sarebbe il continuo della prima serie, perchè non mi va giù come sia finita!








Fullmetal Alchemist
Il ritorno degli alchimisti






Capitolo 1:





Memories










“Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos'altro
che abbia il medesimo valore. In alchimia è chiamato il principio
dello scambio equivalente. A quel tempo noi eravamo sicuri
che fosse anche la verità della vita.”






{ Alphonse Elric }











-Nii-san!
Un richiamo soffocato lo fece sussultare e, di conseguenza, cadere dalla sedia su cui stava beatamente dormendo. Il tonfo si estese per tutto lo spazio circostante, sordo e rumoroso.
Un ragazzo, di appena diciassette anni, si rialzò da terra, una mano a massaggiare la testa color oro, faceva un male cane!
-Nii-san! Nii-san!
La voce era molto, forse fin troppo vicina, ma il cervello del suddetto Nii-san, ovvero Edward Elric, era momentaneamente fuori uso.
Questi si sfregò gli occhi color miele, ancora appannati dal sonno, e cercò di capire chi diavolo lo chiamasse.
-Nii-san, aiuto!
In un attimo ricollegò quella voce un po' infantile ad un ragazzo poco più alto di lui, alias suo fratello Alphonse Elric, che stava semplicemente soffocando sotto una montagna immensa di vecchi libri di testo.
-Al!
Quando il cervello fu ricollegato al corpo, Ed corse in aiuto di suo fratello, prima che la situazione degenerasse e lui fosse accusato di omicidio e di “pisolini sul lavoro”.
No, non poteva permettere che accadesse una cosa simile.

Dopo aver spostato l'immensa quantità di tomi caduti in chissà quale modo sul pavimento ( Ed essersi assicurato che suo fratello fosse ancora vivo), Ed si lasciò cadere seduto a terra, lasciandosi scappare un lungo sospiro. Vicino a lui sedeva anche Al, il fiato corto e una mano premuta sul cuore, gli occhi serrati dalla paura.
-Ho...ho creduto davvero...che...che sarei morto soffocato!
Disse a fatica, sembrava quasi che stesse cercando di risucchiare tutta l'ossigeno che c'era lì intorno.
-Per fortuna sei salvo! Certo che potresti anche stare più attento, Al
Lo rimproverò con una semplice alzata di spalle il maggiore dei fratelli Elric.
-Guarda che è colpa tua se sono finito là sotto, visto che invece di aiutarmi russavi come un orco!
Rare erano le volte che il gentilissimo Al, simile al fratello solo per quanto riguardava l'aspetto, si arrabbiasse, e questi rari, quasi unici momenti, erano sempre a causa di Ed.
Edward distolse lo sguardo da quegli occhi dorati e gonfiò le guance, offeso.
-Io non russo!
Affermò convinto, nonostante il ricordo di mille e più persone che gli dicevano la stessa cosa andavano a smentire le sue convinzioni.
Un attimo di silenzio cadde tra i due, ma fu veramente solo un attimo, perchè subito dopo una risata cristallina riempì l'aria.
-Che hai da ridere?!
Gli occhi di Ed si fecero enormi e neri, mentre un pugno si alzava all'altezza del suo viso, tipico di quando qualcuno lo prendeva per i fondelli o quando...
-Ehi microbo! Che diavolo è successo in questo posto?
-CHI SAREBBE IL TOPOLINO MICROSCOPICO DELLA BIBLIOTECA???!!!!
L'agente che era stato tanto coraggioso da nominare una delle parole tabù in presenza di Edward fece un bel volo dall'altra parte della strada, proprio a causa di costui che, in quel momento, era trattenuto dal fratello minore, altrimenti avrebbe compiuto una strage.
Mai, e dico MAI nominare cose tipo “piccolo”, “microbo”, o peggio ancora “fagiolo” in presenza di Edward Elric!
Quando il nostro caro fa...ehm...alchimista d'acciaio si calmò, nel suo cervello andò a formularsi un altro problema, reso ancora più evidente da Al che gli si era parato davanti con le mani sui fianchi e un'espressione spaventosa negli occhi.
-Ora mi aiuti a sistemare tutto!
Tanti piccoli goccioloni apparvero come per magia sulla testa di Ed. E lui che avrebbe preferito tornare al suo “più che meritato” riposo.







*** Fullmetal Alchemist ***










Quando aveva accettato quel posto, come assistente di suo fratello, Edward aveva pensato di dover semplicemente dare un'occhiata ai vecchi libri della biblioteca e, quindi, potersene stare tranquillo a leggerne qualcuno o a dormire “silenziosamente”.
Di certo non poteva immaginare che fare il bibliotecario fosse così dannatamente difficile! Inventario, controlli, pulizia, era decisamente stressante e soprattutto noioso.
In quei momenti provava sempre un po' di nostalgia per la sua vecchia vita intrisa di pericoli, ma anche di forti emozioni.
Un'ombra nostalgica serpeggiò nei suoi occhi, ma fu un istante, un attimo che venne interrotto dal leggero suono metallico della minuscola campana appesa alla porta di ingresso: era arrivato un nuovo cliente, un cliente alquanto strambo.
Una figura esile avvolta in un lungo e pensate mantello grigio, con il viso coperto dal cappuccio. Poteva benissimo essere una donna o un ragazzino piuttosto piccolo, Ed non riusciva a capirlo, ma qualcosa lo attrasse in quel soggetto.
Ah, i tipi strani tutti a lui dovevano capitare! E pensare che quando al bancone ci stava suo fratello entravano quasi unicamente giovani ragazze! Bah, la vita è strana!
Imbronciando leggermente il viso salutò come al solito il nuovo o la nuova arrivata.
-Buongiorno, cosa posso fare per lei?
Recitò con tono annoiato. Sì, era decisamente noioso quel lavoro, soprattutto quando venivi bellamente snobbato.
-Ehi!
Edward si indignò, poteva almeno rispondergli, invece di oltrepassarlo facendo finta che non esistesse.
-Ehi fratellone, che succede?
Al gli era appena apparso alle spalle, tra le braccia reggeva un pesante pacco di libri e negli occhi ambrati, quasi castani, c'era semplice curiosità.
Ed si soffermò un attimo ad osservarlo, certo che vederlo con giacca e cravatta gli faceva sempre uno strano effetto.
Si smarrì per qualche istante, ma poi si riprese e con un piccolo sorriso afferrò il pacco di Al.
-Lascia, faccio io!
Annunciò, prendendo il pacco e allontanandosi, prima che suo fratello potesse accorgersi del suo sguardo.
D'altro canto Al ne rimase piuttosto sorpreso, c'erano delle volte che il suo fratellone si comportava in un modo alquanto strano e, forse, ne intuiva anche il perchè.






*** Fullmetal Alchemist ***












La sera era calata prima del previsto, l'inverno cominciava a farsi sentire e i venti freddi tipici della stagione avevano già cominciato a soffiare imperiosi sulla città, ma non per questo Edward rimandava i suoi impegni, o almeno non ulteriormente.
-Avresti dovuto farlo prima, Nii-san...adesso ti congelerai a stare là sotto.
Al era appena uscito in giardino, aveva portato a suo fratello una chiave inglese, come gli era stato richiesto. Infatti Ed si trovava con metà corpo sotto un'auto, intento a ripararla, cosa che avrebbe dovuto fare già da tempo.
-Lo so Al, non c'è bisogno di ripetermelo ogni cinque minuti
Disse scherzosamente, mentre si metteva seduto per prendere la chiave inglese.
-Ho paura che ti possa ammalare
Ammise il più piccolo, sinceramente.
Ed si fermò ad osservarlo, sorpreso.
-Al, pensi davvero che mi possa ammalare per uno stupido venticello? Stai tranquillo, andrà tutto bene.
E si rituffò sotto al mezzo di trasporto, chiave inglese alla mano.
Andrà tutto bene, glielo diceva sempre, e quante volte quelle parole erano risultate vane?
Al si sedette su una sedia di legno posta lì vicino e guardò il suo nii-san darsi da fare con ingranaggi e cose varie.
Sorrise amaramente, sentendo un nodo fastidioso stringersi nel suo stomaco, qualche tempo prima c'era sempre qualcun altro che si occupava di meccanica, che si occupava di loro. Ne sentiva davvero la mancanza.
-Forza fratellone, vieni a mangiare, continuerai domani.
Detto ciò fece ritorno a casa, ma prima di varcare la soglia si voltò di nuovo verso Ed, ancora intento ad aggiustare chissà cosa.
-Ah, mi sono dimenticato di dirti che stasera c'è lo stufato
Non poteva saperlo, ma Al era sicuro che le orecchie di suo fratello si fossero appena drizzate.
Infatti Ed si fiondò a passò spedito dentro casa, con il viso ancora tutto sporco d'olio e lo stomaco che reclamava da mangiare









*** Fullmetal Alchemist ***










Era stata una giornata faticosa, avevano lavorato, scherzato e mangiato, ciò che rimaneva da fare era solo chiudere gli occhi e lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo. Eppure Al non riusciva a dormire. Gli capitava spesso di immergersi nei ricordi e di non riuscire a liberarsene fino a notte fonda, quando il sonno prendeva il sopravvento e i ricordi sfocavano lentamente davanti ai suoi occhi.
Si mosse piano, per paura di svegliare Edward, e si posizionò sul lato sinistro, una mano dietro la nuca e l'altra sul candido letto. Guardava il cielo che, nonostante fosse inverno, era trapuntato da tante piccole stelle.
Gli piaceva immaginare che ogni stella corrispondesse all'anima di una persone, e che tra queste vi era anche quella della sua mamma. Voleva pensare che fosse rimasta lassù e li guardava, li proteggeva.
Era la fantasia di un bambino, e lui sapeva benissimo che non era vero, dopotutto aveva già sedici anni, ma a volte era piacevole poter tornare piccolo e non curarsi di ciò che era veramente la cruda realtà.
Sospirò, un sospiro quasi impercettibile.
-Non riesci a dormire, Al?
Alphonse sussultò leggermente, non si immaginava che suo fratello fosse ancora sveglio. Avrebbe voluto digli di no, che poteva stare tranquillo, ma non ci riusciva, non era mai stato bravo con le bugie.
-Già
Ammise sottovoce, come se non volesse disturbare il dolce tepore della notte.
-Cosa c'è?
Ed si voltò sul fianco opposto, per guardare il fratello, lo stesso fece Al.
Il minore osservò attentamente gli occhi di Edward, e non distolse lo sguardo neanche quando questi lo guardarono sospettoso, ma quando parlò fu costretto a chinare il capo.
-Fratellone, tu...tu non senti mai la...la mancanza degli altri?
Non c'era bisogno di specificare a chi si riferisse con “altri”, Edward aveva capito tutto, poteva leggere ogni cosa in quegli occhi dorati così simili ai suoi.
Per un attimo indurì lo sguardo, ma subito dopo lo rilassò e sulle sue labbra fece apparire un piccolo sorriso.
-Certo che mi mancano...
E in quell'istante abbassò anche lui lo sguardo, il sorriso accentuato dall'amarezza
-...ma quel che è fatto è fatto. Ora dormi
Si voltò di nuovo sul lato opposto e chiuse gli occhi, per lui la questione era chiusa.
Al restò a fissare la sua schiena ancora per qualche secondo, le palpebre leggermente abbassate, poi si voltò anche lui dall'altra parte e guardò per un ultima volta il cielo stellato.
Chissà se anche a loro mancavano?
-Fratellone?
-Mmh?
-Io...
Ma il resto delle sue parole vennero inghiottite dal boato di una tremenda esplosione, seguite dal rintocco d'allarme delle campane.
In contemporanea Ed e Al saltarono giù dai loro letti e si avvicinarono sbigottiti alla finestra. Dinanzi a loro una notte infuocata.
-Al, andiamo!!


Edited by °°°bacinaru°°° - 22/8/2009, 12:08
 
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_Chobits_
view post Posted on 23/8/2009, 22:48




Wow che bello!
Mi è piaciuta davvero tanto la storia!Mi piace l'idea di Ed e Al che fanno i bibliotecai *-*
Continua!
 
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afnatasha
view post Posted on 24/8/2009, 21:29




Si molto molto bella :sisi:
 
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view post Posted on 26/8/2009, 20:11
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Capitolo 2



Il Dio in cui non ho mai creduto










“ Noi alchimisti siamo scienziati. Non crediamo a cose vaghe come un creatore o un dio. Cerchiamo di spiegare le leggi che stanno alla base della materia che compone tutto quanto. Cerchiamo la verità... È ironico che proprio noi scienziati, che non crediamo in Dio, in un certo senso siamo i più vicini allo stato di un dio. ”




{ Edward Elric }












Era uno spettacolo tremendo, uno di quelli che non si può far a meno di guardare con disgusto e la certezza che qualsiasi cosa accada non sia nulla di buono. Un film dell'orrore dove sai che solo in pochi si salveranno, pochi individui che portano orgogliosi il nome di “eroe” quando, invece, hanno avuto solo la sfacciata fortuna di essere i protagonisti della storia.
Maes Hughes, un uomo di soli trent'anni, con corti capelli neri e occhi del medesimo colore, non sapeva come definirsi. Era un agente di polizia, un semplice dannato agente, e il suo compito era quello di aiutare la gente, cercare di mantenere la calma. Non era il protagonista di quella tragedia, ma non pensava neanche di essere un personaggio così secondario. Se ci fosse stato bisogno, lui non avrebbe esitato a rischiare la propria vita per salvare qualcun altro, era il suo dovere. Dopotutto le probabilità che sopravvivesse non andavano a suo vantaggio, lì in mezzo al caos era come essersi dato in pasto al nemico, un nemico di cui non conosceva neanche il volto.

-La zona nord-est è stata evacuata, tutti i civili si trovano all'interno del rifugio!
Annunciò gridando nella radio ricetrasmittente che reggeva in mano.
-Bene, adesso vada anche lei nel...
Il resto delle parole del suo superiore vennero inghiottite da un boato tremendo, seguito di una terribile esplosione avvenuta lì vicino.
Hughes dovette pararsi il viso con un braccio per non rimanere ferito da qualche pezzo di legno.
Guardò esterrefatto la terra bruciata dinanzi a lui, se l'esplosione fosse avvenuta un pochino più vicina sarebbe morto, ne era certo.
-Maledizione!
Imprecò a denti stretti, e voltando le spalle a quello spettacolo raccapricciante, cominciò a correre verso il rifugio, doveva raggiungerlo immediatamente.
Finalmente vide la botola che portava al rifugio sotterraneo, conosceva la sua posizione a memoria, si era sempre ben preparato a situazioni del genere.
Hughes udì indistintamente il rumore di un'altra esplosione, doveva sbrigarsi.
Raggiunse finalmente l'entrata del rifugio e, piegandosi sulle ginocchia, si apprestò ad aprirla, ma proprio in quel momento una voce maschile lo bloccò.
-Nii-san! Dobbiamo trovare un rifugio!
Al correva al fianco del fratello, faticava non poco a stargli dietro, nonostante fosse agile il suo nii-san lo era certamente di più.
-Lo so, lo so! Maledizione! Se solo sapessi dove fosse!
Ed accelerò il passo, costringendo Al a fare uno sforzo inumane.
Dove diavolo si trovava quel maledetto rifugio?!
-Edward Elric! Da questa parte!
I due fratelli si bloccarono e, al contempo, si voltarono nella direzione opposta, dove Mais Hughes stava sventolando una mano per attirare la loro attenzione.
-Siamo salvi!
Esclamò Al, felice come non mai di vedere quella persona che un tempo aveva sempre creduto morta.
-Niente è certo, muoviamoci!
E iniziarono di nuovo a correre, con il cielo infuocato che regnava sulle loro teste, l'odore acre del fumo e il rumore sordo di esplosioni lontane e sempre più vicine.
Ce l'avrebbero fatta, dovevano farcela!
-Forza ragazzi!
Li incitava Hughes, aveva un pessimo presentimento e, ben sapendo che i due fratelli stessero correndo più di quando le loro capacità permettessero, sentiva la necessità che si sforzassero ancora.
Ma il pericolo che avvertiva non era verso gli altri...
-Stia attento!!!
L'uomo si voltò appena in tempo per vedere una grossa asse cadere dal palazzo pericolante sotto il quale si trovava, un dolore lancinante all'altezza della testa e poi il buio totale, non aveva avuto neanche il tempo di avere paura.



- Signor Hughes, si svegli!
Una voce?
A stentò aprì gli occhi, vedeva tutto dannatamente rosso e sfocato e un qualcosa di scuro gli aveva imbrattato il viso. Si sentiva stordito, fuori dal mondo, fuori frequenza.
-Dannazione Hughes, si riprenda o ci farà saltare tutti e tre in aria!
In uno scatto improvviso si rialzò, ma la testa gli girò pericolosamente e fu costretto ad appoggiarsi al ragazzo che poco dopo comprese fosse Alphonse Elric.
Poi avvertì che qualcuno prese a sorreggerlo dall'altro lato. Voltò piano il capo e scorse Edward.
I due si incamminarono veloci verso il rifugio, ormai c'erano quasi.
-Cos'è successo?
Domandò confuso l'uomo, mentre arrancava lungo la strada affidandosi quasi totalmente al corpo di quei due.
-Stava per essere schiacciato da una trave, per fortuna mio fratello è intervenuto in tempo, ma lei ha sbattuto comunque la testa.
Spiegò Alphonse, guardando dritto davanti a sé.
Edward non parlò, si era ferito al braccio sano, ma era una ferita leggera e non se ne preoccupava. Ciò che riusciva a pensare era che doveva arrivare solo a quel maledetto rifugio di merda, che stava in una città di merda collocata in un tempo di merda!
Ok, era abbastanza arrabbiato, ma si sentiva così inutile a non poter far niente. Se solo avesse potuto usare l'alchimia!
-A-avresti potuto morire...
Biascicò l'agente, dopo un po'.
Ed ghignò
-E pensa davvero che avrei permesso che lei morisse di nuovo?
Hughes spalancò le iridi color pece, ma sicuramente aveva capito male.
Raggiunsero la botola, stranamente senza incontrare altri pericoli. Con un piede Edward calciò sulla superficie, da sotto si senti un movimento frenetico e subito dopo l'entrata fu aperta.
Un uomo abbastanza robusto si fece subito avanti per aiutarli.
Ed e Al, con tutta la cautela che potessero avere in un momento del genere, consegnarono Hughes all'uomo che era venuto in loro aiuto e fecero per seguirlo, ma un momento scaltro lì vicino attirò l'attenzione dell'alchimista d'Acciaio.
No, non poteva essere, lui non...non poteva essere lì!
-Nii-san dove vai??!!
Gli urlò dietro Al, seguendolo subito dopo. Non sentirono neanche i richiami delle persone che si trovavano nel rifugio, Edward era troppo concentrato e sbigottito su ciò che aveva visto, Al non poteva lasciare andare così il suo nii-san.
Riuscì a raggiungerlo, correva come una furia, oltre ogni limite umano.
-Nii-san, dove stai andando?! Dobbiamo tornare al rifugio!
Il biondino sorvolò deliberatamente su quelle parole, digrignando i denti in un ringhio spaventoso. Sentiva la gola raschiare e gli occhi lacrimare per il troppo fumo, ma non se ne curò.
-So chi sta provocando tutto sto casino, non so come abbia fatto, ma sono certo di averlo visto! Torna al rifugio, Al!
Urlò, aumentando la velocità.
-Non ti lascio andare da solo! E poi si può sapere chi hai visto?!
Ma questa volta non gli rispose, nei suoi occhi ardeva il medesimo fuoco che stava invadendo la città, cosa diavolo aveva visto?!

Sarebbero morti, le probabilità di correre in una città devastata da esplosioni improvvise senza essere colpiti erano pessime, ma questo non sembrava importare ad Edward e, chissà per quale aiuto divino, raggiunsero la loro biblioteca incolumi.
La biblioteca?
-Che...che ci facciamo qui?!
Avevano entrambi il fiato corto e Al ci capiva sempre meno.
Restarono a guardare l'edificio pericolante per qualche secondo, era devastato dalle fiamme e i vari terremoti causati dalle esplosioni avevano fatto rovesciare i libri tutti sul pavimento. L'entrata era del tutto distrutta, niente si era salvato.
-Entriamo!
Ed corse in avanti
-Nii-san! Torna qui, l'edificio potrebbe cadere da un momento all'altro!
Al tentò di fermarlo, ma fu tutto inutile.

Non sapeva che fare, certo, avrebbe seguito suo fratello in ogni occasione, mai lo avrebbe lasciato solo, ma non riusciva a spiegarsene il comportamento.
Beh, Edward non era un tipo da “riflessioni”, ma non era neanche mai stato così sconsiderato.
Al serrò gli occhi e ascoltò il lento avanzare delle fiamme, tremava, ma non poteva farci niente e, vinta la paura iniziale, corse all'interno, dietro a suo fratello.
Lo vide entrare in tutta fretta nel magazzino dove di solito tenevano i libri più vecchi e posavano gli scatoloni di quelli appena arrivati. Per fortuna sembrava che quella stanza fosse ancora intatta, ma Al sapeva che ben presto le fiamme li avrebbero raggiunti anche lì'.
-Nii-san, che cosa cerchi?!
Avrebbe voluto solo andarsene da lì e trovarsi un rifugio, ma non riusciva ancora a capire le intenzione del fratello maggiore
-E' qui, Al! E' qui!
Edward si guardava freneticamente attorno, non riuscendo a stare neanche fermo sul posto.
La stanza, buia e poco illuminata dalla fiamme che imperiose ardevano di fuori, provocava un certo senso di inquietudine.
Non c'era nessuno, niente e nessuno, possibile che si fosse sbagliato?
No, non poteva aver sfidato la morte solo per una sua stupida impressione, lui l'aveva visto, era certo che fosse entrato lì dentro.
-Nii-san, dobbiamo andare, qui non c'è nessuno!
Al cercò in tutti i modi di convincerlo, aveva la voce roca per il troppo fumo che gli aveva invaso i polmoni.
-No Al, non possiamo tornare indietro, se lui è veramente qui vuol dire...
Ma non potè andare oltre che uno strano rumore li fece rabbrividire all'istante.
Era un suono strano, basso e roco, in grado di far accapponare la pelle a chiunque.
-Nii-san, che cosa è stato?
Al aveva preso a sussurrare e a guardare preoccupato il corridoio buio che portava dall'altra parte della stanza.
-Non so, ma proveniva da lì
Edward si inoltrò nel corridoio con cautela, all'improvviso non più sicuro di quello che stava facendo.
Con il dorso della mano si asciugò il sudore che gli imperlava le labbra, mentre procedeva in avanti, sempre più impaziente e spaventato. Avvertiva la presenza di suo fratello alle spalle e più si avvicinava alla verità di ciò che era accaduto più si malediva per aver messo a rischio, “di nuovo”, il suo fratellino, colui che aveva giurato di proteggere anche a costo della propria vita.
-Al, stammi più vicino.
Borbottò in un sussurro, aveva bisogno di sentirlo vicino, in modo da avere la certezza di poterlo proteggere.
Al, anche se non capendo il motivo, accontentò la richiesta e si fece più vicino.
Aveva le guance arrossate per l'immane calore che era diffuso in quella stanza, dovevano uscire al più presto da lì, ma non osò parlare ulteriormente. Se suo fratello faceva determinate cose aveva un buon motivo, era basso ma non stupido.
Finalmente giunsero alla fine del corridoio, in una stanza illuminata, chissà per quale strano motivo, da lanterne poggiate su diversi scaffali. In mezzo uno spazio immenso, circolare, e all'interno di esso...
-No...non...non è possibile
Inconsapevolmente i due fratelli indietreggiarono, gli occhi chiari spalancati per lo stupore, ma soprattutto per il disgusto e la paura.

-E' uno spettacolo magnifico, non credete?
Una voce ironica giunse da un angolo buio di quella stanza, una voce che i fratelli Elric conoscevano fin troppo bene.
Al si arrestò sul posto, gli occhi dilaniati più che mai da un misto di emozioni che non poteva distinguere.
Edward, che aveva ripreso un minimo di lucidità, strinse le labbra e serrò i pugni, così forte che del sangue iniziò a colare a terra. Uno sguardo che ardeva di rabbia e frustrazione.
Davanti a loro un ragazzino dagli occhi di ghiaccio e una lunga chioma di capelli scuri.
-Che cosa significa questo...Envy?
Il ragazzino posò le mani sui fianchi e si sporse leggermente avanti col dorso.
-Ma come? Non sei felice di vedermi, piccoletto d'acciaio?
E intanto una cinquantina di persone agonizzavano a terra, una vicina all'altra, in fin di vita.
Al ne era rimasto stordito, ma doveva riprendersi, in fretta.
-E-Envy? Ma...ma non eri stato trasmutato per aprire il portale?! Come possibile che tu sia ancora vivo?!
Envy spostò lo sguardo su di lui e drizzò la schiena, inarcando un sopracciglio
-Non sei molto cortese a dire così, sai?
Sghignazzò, si stava deliberatamente prendendo gioco di loro.
-Ti ho visto con i miei occhi, ho visto mio padre trasmutarti insieme a lui! Che diavolo ci fai ancora qui!!??
Le ultime parole, non riuscendo a trattenersi, le aveva urlate. Tremava, Edward, tremava di rabbia. Era arrabbiato perchè il sacrificio di suo padre si era rivelato inutile, ma anche perchè Envy stava mettendo in discussione, ancora una volta, il principio su cui aveva basato la sua intera esistenza. E non voleva accettarlo, perchè lui credeva nello “scambio equivalente”, era la base dell'alchimia, la base della loro vita.
L'homunculus lo guardò per un attimo interdetto, per poi scoppiare a ridere
-Voi umani siete così' ingenui
Con uno scatto fu davanti al maggiore dei fratelli Elric. Ed spalancò le iridi color miele, era stato troppo veloce.
-A quanto pare i quattrocento anni di vita di quel bastardo sono bastati
Gli sussurrò, il fiato sul collo e le labbra che sfioravano il lobo, prima di colpirlo con una portentosa ginocchiata sotto il mento e mandarlo a sbattere contro uno scaffale, facendogli cadere addosso centinai di libri.
-Nii-san!
Al, ripresosi dallo shock iniziale, corse in aiuto del fratello.
-Aaah, O' chibi-san! Il tuo fratellino è davvero fastidioso!
Envy balzò appena di lato, evitando facilmente il pugno che Alphonse aveva tentato di rifilargli. Era calmo, tranquillo, non aveva nulla da temere, si sarebbe divertito a prendersi beffe di quei due.
Al colpì il vuoto, ma agile frenò con un piede a terra e fece una mezza giravolta per cercare di colpire l'avversario con l'altra gamba.
Envy evitò il calcio, ma l'ennesimo pugno che provò a sfiorarlo fu costretto a fermarlo con una mano. Con uno scatto fulmineo attirò il ragazzo a sé, tanto da poter sentire il suo respiro sul viso, lasciando la sua difesa completamente scoperta.
Ghignò e lo colpi con un pugno nella bocca dello stomaco, facendolo piegare in due, gli occhi dilatati dall'improvvisa mancanza di ossigeno.
Al cadde a terra in ginocchio, agonizzante, ma non gli fu dato tempo di riprendersi che un calcio proprio sotto al meno lo fece cadere a terra supino con il respiro mozzato.
-Accidente, questi mesi di inattività vi hanno resi un po' debolucci
Li canzonò Envy, mentre prendeva il minore degli Elric per il bavero della camicia e cominciava a stringere la mano attorno al suo collo, sempre più forte.
Al si dimenò con tutte le sue forze, ma queste, man mano che l'aria gli veniva portata via, sembravano abbandonarlo.
-Lascialo stare!
Edward colpì con un pugno portentoso il viso di Envy, che si voltò letteralmente dal lato opposto, con un sinistro scricchiolio. L'homunculus volò fin dall'altra parte della stanza, sepolto poi anch'egli da una valanga di libri.
Ed teneva il braccio ancora steso in avanti, gli occhi fiammeggianti e il respiro corto per lo sforzo compiuto.
Un rivolo di sangue gli imbrattava il viso, doveva essere ferito alla testa.
Al si rialzò piano da terra, faticava un po' a respirare ma per fortuna stava bene.
-Al, stai...?
Un'esplosione tuonò fuori dall'edificio, facendo tremare la terra sotto i loro piedi. Dal soffitto cominciava a cadere della polvere, segno di un possibile cedimento.
-Nii-san, dobbiamo andarcene da qui!
Edward sembrava restio dal lasciare il campo di battaglia, ma non aveva scelta, dovevano salvare quelle persone e, con la testa che gli girava per il troppo sangue perso, non era sicuro di riuscire ad affrontare Envy. Non poteva neanche usare l'alchimia, dannazione! Odiava quel mondo!
-Va bene! Al, aiutami a portarli fuori!
-Sì!
I due si avvicinarono a coloro che giacevano a terra, privi di sensi. Erano uomini e donne, quasi tutti di mezze età.
Al e Edward si stavano apprestando a portare via le prime due vittime
-Sapete, non penso di potervelo lasciar fare.
La voce di Envy, che aveva un non so che di ironico, colpì come una scarica elettrica i giovani Elric.
Sapevano che non sarebbe morto così facilmente, ma avrebbe dovuto metterci almeno un bel po' a liberarsi di tutti quei libri.
Invece il ragazzo, se così si poteva chiamare, stava dinanzi a loro con un'espressione noncurante, mentre con semplici gesti si toglieva la polvere da dosso. Non aveva un graffio.
-Quelle persone ti servono per altro, O'chibi-san
Annunciò, con una semplice alzata di spalle, mentre a Edward cominciò a pulsare una vena pericolante sulla fronte, ma decise di oltrepassare sull'osservazione riguardante la sua altezza e mettersi in piedi, per poter guardare meglio quell'homunculus odioso che gli aveva sconvolto la vita.
-Che diavolo stai cercando di dire?!
Abbaiò, infuriato.
Envy scoppiò a ridere all'improvviso.
-Eh, e ora che ti prende?
Ed era sempre più confuso, voleva delle risposte che forse non avrebbe mai avuto e ciò lo irritava non poco.
Al si mise al suo fianco, pronto ad uno scontro, nonostante il suo viso dicesse tutt'altro.
Era sudato, faceva troppo caldo.
Un'altra esplosione causò una potente raffica di vento, così forte da costringere gli alchimisti a pararsi il viso con le braccia. Si voltarono di scatto alle loro spalle.
Le fiamme divampavano e avevano raggiunto anche quella stanza, ben presto l'avrebbero divorata senza scrupoli.
-Mh, sembra che non sia rimasto molto tempo.
Commentò Envy, atono. Ed e Al tornarono a guardarlo e si sorpresero nel constatare che aveva una strana espressione.
Successe tutto troppo in fretta, così veloce da sembrare che il tempo si fosse fermato.
Envy scattò ancora una volta avanti e a pochi centimetri da Edward ghignò, prendendogli entrambe le mani con le sue e congiungendole tra di loro, per poi saltare sulla testa dell'alchimista e dargli un calcio nelle spalle, in modo che cadesse in avanti.
-Cos...?
Ed non ebbe il tempo di dire altro che i palmi toccarono a terra e una luce divampò da essi, provocando una nuova raffica di vento, questa volta ancora più potente.
Sul pavimento cominciarono a comparire, come per magia, degli strani segni, che andarono a formare un cerchio, un cerchio alchemico.
Ed e Al spalancarono gli occhi, una luce accecante li avvolse e li trascinò a sé, tra gli urli disperati di quelle persone che non avevano potuto salvare.
Il nulla, poi la sensazione di vuoto, perdita e dolore, una ricerca disperata.
-Al!!!
-Nii-san!!
Edward dilaniò gli occhi per il disgusto di se stesso e per la paura di poter perdere ciò che di più caro aveva al mondo, mentre fissava terrorizzato suo fratello che si allontanava sempre di più, che lo abbandonava, come quella volta.
No, non di nuovo!
Serrò gli occhi, veniva portato via, sempre più affondo. Avvertì le gote bagnarsi e allungò il braccio vero, in un ultima taciturna speranza. Si ritrovò, per la prima volta, a pregare un Dio in un cui non aveva mai creduto, perchè non voleva rimanere solo, ancora una volta, non voleva perdere il suo nii-chan.
-Al...
Sussurrò, e l'ultima cosa che avvertì fu il dolce intrecciarsi delle sue dita con altre, più piccole e delicate, poi il nulla.







Angolino dell'autrice


Un grazie infinito a afnatasha e a _Chobits_ per il commento, spero che anche il secondo capitolo vi sia piaciuto^^
Ora una piccola nota u.u
L'agente che nel film assomigliava a Hughes non ho la benchè minima idea di come si chiami, quindi gli ho affibiato lo stesso nome del nostro amato Tenente colonnello, di cui proprio oggi ho visto la sua morte iin Brotherhood, oddio che malinconia ç.ç
Se qualcuno sa come si chiami l'agente non si faccia probemi a dirmelo, provvederò subito a modificare u.u
 
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_Chobits_
view post Posted on 26/8/2009, 20:56




Sempre piu' bello *-*
Hai una fantasia incredibile e il tuo linguaggio è veramente ben curato e azzeccato con il testo!!!!
Mi piace non vedo l'ora di leggere il prossimo!


Il nome dell'agente nel film non viene mai detto ma siccome Ed continua a dire (nel film)che quel mondo è uguale anche con i nomi, magari anche quello dell agente in questione è uguale a quello di Hughes.
^^
 
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hitsu95
view post Posted on 26/8/2009, 21:08




belli entrambi^^
 
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view post Posted on 26/8/2009, 21:39
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grazie ad entrambi^^

Forse hai ragione Chobits, infatti il ragazzo che assomigliava ad Al aveva il suo stesso nome, quindi...XD
 
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-mari93-
view post Posted on 26/8/2009, 23:27




mi piace davvero molto *-* continuala al più presto =)
 
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hitsu95
view post Posted on 27/8/2009, 16:32




mi raccomando voglio la continuazione ^^
*o ti sparo*
 
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view post Posted on 2/9/2009, 17:57
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sperando che hitsu non la fucili (X°°°D) baci vi ringrazia tutti quanti e posta qui il terzo capitolo! *rullo di tamburi* XDXD






Capitolo 3





Dreams













“Penso che sia sempre così. C'è sempre qualcosa di più importante
di noi stessi e dei nostri sogni.”



{Edward Elric}









Un uomo privo di una qualsiasi ambizione, semplice o impossibile che sia, non può definirsi tale.
Ogni essere vivente dotato di un'intelligenza umana ha, anche se inconsapevolmente, quello che si suol dire “un sogno”; non ne si può fare a meno, è l'anima stessa che lo richiede.
Anche loro ne avevano avuto uno: volevano tornare a quella che avevano imparato a chiamare “casa”, una casa che non era composta da materiale concreto, ma dai sorrisi e dall'affetto delle persone che li aspettavano.
Questo era la loro ambizione, il loro sogno, un sogno a cui avevano rinunciato da troppo tempo per qualcosa di più importante.
Avevano accettato il rammarico e il dolore, pur di non mettere in pericolo coloro a cui tenevano; ma erano stati anche egoisti, perchè non avevano tenuto da conto del grande dolore che avevano inflitto a chi, tra lacrime e rimpianti, sperava ancora in un loro ritorno.




Qualcosa di caldo e accogliente gli accarezzò il viso niveo, baciandogli delicatamente le palpebre chiuse. Era una sensazione piacevole che gli infondeva calma e calore, ma quella pressione fastidiosa che si era inoltrata oltre il proibito, nelle tenebre della sua mente, lo costrinse ad abbandonare il dolce tepore che lo aveva accolto.
Piano aprì gli occhi, come ad evitare di ferirsi. Fissò ciò che gli stava davanti, ci mise svariati secondi per capire che si trattava di un tetto di legno messo anche piuttosto malamente. Sbatté le palpebre un paio di volte, interdetto, e poi voltò lentamente la testa di lato, incrociando così una finestra luminosa che illuminava la stanza, una stanza che non aveva nulla di familiare per quel poco che aveva visto.
-Come ti senti, Nii-san?
Edward dilaniò sorpreso le iridi color miele, mentre il turbine di ricordi che fino a quel momento il suo subconscio era stato ben attento ad evitare lo travolse, come un onda d'urto troppo potente. E la sua voce, quella voce che aveva disperatamente desiderato di sentire.
-Al!
Si alzò di scatto a sedere e si voltò dal lato opposto a quello della finestra, incrociando il timido sorriso di suo fratello, ma il movimento improvviso non aveva giovato alla sua testa martoriata che sembrava sul punto di staccarsi dal resto del corpo.
-Ah!
Si lasciò sfuggire, senza riuscire ad impedire alle proprie labbra di esprimere il dolore acuto che provava in quel momento.
-Nii-san, non sforzarti!
Al gli si avvicinò premurosamente, pronto a fare qualsiasi cosa per aiutarlo, ma Ed piano piano si calmò, rilassò le palpebre e attenuò il respiro, riaprendo finalmente gli occhi.
-Sto bene, non ti preoccupare
Cercò di rassicurarlo, rincarando la dose con un sorriso un po' forzato.
Alphonse non ne sembrava convinto, ma si allontanò, tornando a sedersi al suo fianco.
Ed si tastò la fronte, accorgendosi che qualcuno l'aveva ricoperta di fasce, ma a parte la testa sembrava che il resto fosse a posto.
Restarono così, in silenzio, per chissà quanto tempo, ognuno immerso nei propri pensieri. Ricordavano entrambi cosa fosse successo, ma Edward si chiedeva se tutto non fosse stato solo un terribile incubo, se ciò che era accaduto nella biblioteca non fosse altro che il frutto della sua fervida immaginazione. Ci sperava davvero.
Alzò il viso, cercando gli occhi di suo fratello, cercando una risposta, ma Al non lo guardava. Il più giovane dei due fissava un punto indefinito all'orizzonte, senza vederlo. Un'ombra sottile serpeggiava nel suo sguardo da bambino.
Una persona qualunque avrebbe detto che stava minuziosamente squadrando la stanza in cui si trovavano e di cui non sapevano nulla, ma Edward conosceva l'ombra tenue che si era impadronita degli occhi luminosi di Alphonse, eppure voleva una conferma.
-Al, noi...
Al chinò il capo, nascondendo le emozioni dietro il ciuffo castano che gli ricadeva sul viso delicato
-Nii-san, siamo tornati
La voce strozzata e il pianto trattenuto.
Edward spalancò gli occhi, in fondo lo aveva saputo fin dal primo momento che aveva visto il cerchio alchemico, quel cerchio che lui stesso aveva creato circa un anno prima, ma non aveva voluto crederci
-Maledizione!
Imprecò, digrignando i denti e sbattendo un pugno sul pavimento, celando gli occhi nell'ombra dei capelli dorati.
Al lo guardò, consapevole della sua amarezza, e si maledì per non aver potuto fare niente, si maledì perchè il suo cuore batteva furiosamente e perchè sentimenti contrastanti avevano cominciato a palpitare nel suo petto.

-Aaaah! Mamma mamma, si è svegliato!
Uno strillo vivace ed infantile li distolse dai loro pensieri. Edward guardò confuso la bambina che si agitava davanti a lui, poi di nuovo suo fratello, ma questi gli rimandò un'espressione a mo' di scusa per non avergli spiegato bene cosa fosse successo dopo che avevano attraversato il portale.
La bambina, che sembrava avere più o meno cinque anni, aveva lunghi capelli castani raccolti in due piccole treccine che le cadevano sulle spalle, e gli occhi, grandi e curiosi, erano di un simpatico grigio-verde.
Colei che doveva essere sua madre fece il suo ingresso nella stanza e sorrise gentilmente al giovane Alchimista d'Acciaio. Era molto simile alla figlia, ad eccezione delle iridi che avevano una tonalità di verde più acceso.
-Per fortuna, cominciavo a pensare che non ti saresti più svegliato.
Piegò la testa di lato, accentuando maggiormente il suo sorriso.







***Fullmetal Alchemist***









-Ecco qui
Kagome posò dinanzi ai loro occhi due scodelle, all'interno un pasto magro a base di patate.
-Perdonate questa mia mancanza, ma non ho null'altro da offrirvi
Si scusò con le guance leggermente arrossate dall'imbarazzo.
Era una donna gentile, semplice, di poche pretese. Aveva perso il marito qualche anno addietro e, ottenendo poco denaro dal suo umile lavoro, era finita in povertà.
Quella casetta, da come aveva raccontato ai due fratelli, era stata costruita dall'uomo che aveva amato, ma essendo stata in disuso per parecchio tempo non era in condizioni perfette e lei non poteva permettersi le adeguate riparazioni. Inoltre abitavano in una zona isolata e nessuno si era mai offerto di darle una mano.
Nonostante ciò sembrava sorridere sempre a ciò che aveva, e continuava a proteggere la sua bambina, a cui teneva più della sua stessa vita.
-Non si preoccupi, per noi basta e avanza
Al, capendo la situazione come solo lui era in grado di fare, tentò di rassicurarla, iniziando a mangiare con garbo la sua porzione. Edward si limitò a sorriderle, in quanto non era mai stato bravo con le parole e rischiava sinceramente di combinare qualche casino. Era riconoscente a quella donna, stando a quanto appreso da Al era stata lei a soccorrerli dopo che erano misteriosamente caduti da cielo, e non aveva mai fatto domande, neanche una semplice curiosità.
E questa era stata una fortuna, perchè spiegare sarebbe stato troppo.
Kagome si sedette di fronte ai due giovani e chiamò la figlia. Yumi corse a tavola e, dopo aver dato un casto bacio sulla guancia ai due fratelli, provocando inevitabilmente il loro imbarazzo, era andata a sedersi accanto alla madre.
Mangiarono in armonia, parlando del più e del meno, senza mai toccare argomenti delicati. Finita la cena Edward si alzò, lo sguardo improvvisamente grave posato su Al. Il minore capì al volo e si alzò anche lui.
Kagome li guardò confusa, non capendo bene cosa volessero fare, così come la bambina, che però, semplice come potevano essere solo i bambini, ebbe la premura di informarsi.
-Dove andate?
Edward la guardò e parlò con un sorriso amaro sulle labbra
-Torniamo a casa





-Ma perchè dovete andare via? Non volete restare con me e la mamma?
Vedere quel piccolo esserino nelle condizioni di mettersi a piangere fece stringere il cuore ad Ed e Al, che si sentirono mancare per quell'improvviso abbandono. Nonostante il tempo passato insieme fosse stato relativamente poco era difficile non affezionarsi a Yumi.
Kagome che teneva la bambina per mano, la guardò triste. Era a conoscenza del fatto che sua figlia si sentisse sola in quel posto isolato, ma non poteva portarla in città, a malapena riusciva ad arrivarci lei per comprare qualcosa da mangiare, non si poteva permettere un appartamento. Quando aveva soccorso i due ragazzi aveva visto la piccola illuminarsi e affezionarsi inevitabilmente a loro, ma non poteva certo costringerli a restare lì.
E ora, sull'uscio di casa e sotto un cielo trapuntato di stelle, vedeva la sua bambina soffrire, di nuovo.
Al si piegò sulle ginocchia, in modo da essere all'altezza di Yumi, e gli scompigliò i capelli con una mano.
-Mi dispiace piccola, ci piacerebbe tanto restare, ma non possiamo.
Era sinceramente dispiaciuto.
Ed osservò tutto con sguardo cupo, ormai sembrava che dovunque andasse procurasse solo dolore e sconforto, e continuava a domandarsi se fosse stato davvero un bene tornare nel loro mondo.
E, mentre si allontanavano salutando Kagome e Yumi con una mano fin quanto era possibile vederli, Ed constatò che in realtà, anche se non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, aveva paura. Aveva davvero paura di tornare a casa e in contemporanea aveva iniziato a contare i minuti che lo separavano dal loro arrivo.
Inoltre c'erano troppe incognite che necessitavano di una risposta e lui era deciso a trovarle tutte, le sue risposte.
Camminavano nella notte, soli, diretti alla stazione che sapevano si trovava lì vicino.
Non parlarono, il silenzio che si era creato era semplice e leggero e li cullava, li allontanava da ciò che non volevano raggiungere, da ciò che desideravano più di ogni altra cosa.
Al si fermò e sviò lo sguardo da una parte all'altra, a disagio. Ed si voltò a guardarlo, non capendo perchè si fosse fermato.
-Qualcosa non va, Al?
Alphonse strinse i pugni, così forte da farsi male.
-Nii-san...posso farti una domanda?
Edward attese, curioso






***Fullmetal Alchemist***









Erano cambiate molte cose in quella casa, un cambiamento lento e invisibile. Non era stato un cambiamento istantaneo, nel corso degli anni molte cose erano scomparse, altre nuove erano arrivate; piccoli cambiamenti che non erano pesati a nessuno.
E poi c'era stato un taglio netto, qualcuno era scomparso così, all'improvviso, senza rispettare i tempi concessi. E quel taglio era stato fatale, perchè da quel giorno la casa e i loro occupanti non furono più gli stessi.
Ci sono persone che avrebbero potuto dire il contrario, che avrebbero potuto affermare di vedere una vecchietta instancabile e sempre un po' severa, un cane giocherellone che si divertiva a dar fastidio agli agricoltori, e una ragazzina dai modi di fare un pò bruschi e il sorriso perennemente stampato in viso.
Una maschera, ecco cos'era, un'inutile maschera creata per nascondere il proprio dolore, il rammarico di un cambiamento imprevisto e troppo veloce, ma questo gli abitanti di Rosembool non potevano saperlo.
Eppure c'erano stati dei segni, piccoli ma abbastanza evidenti, e lei lo aveva sempre saputo; ah, quante lacrime a causa di quella consapevolezza troppo amare per poter essere accettata.
Molte cose erano cambiate a casa Rockbell, tante.
Qualcosa, però, era rimasta; flebile e debole, ma c'era: la speranza di un ritorno impossibile.
La ragazzina ci credeva, così come la vecchietta e persino il cane. Ed era questa piccola speranza a mantenere ancora in vita il passato che pareva sempre più lontano e irraggiungibile.


Quella mattina, per qualche strano motivo, Winry Rockbell si svegliò all'alba. Aveva aperto gli occhi all'improvviso, forse a causa di un incubo, ma nello stesso momento che aveva preso contatto con la realtà aveva dimenticato tutto. Si era messa a sedere, confusa. Nonostante gli occhi ancora impastati di sonno non era stanca e non aveva alcuna voglia di rimettersi sotto le coperte.
Tastando il pavimento con i piedi nudi cercò le pantofole. Una volta indossate si alzò, dirigendosi ad aprire le tende che coprivano la sua finestra.
Una luce tenue invase la stanza, dandole il buongiorno.
La ragazza accentuò un sorriso nostalgico, le era sempre piaciuto osservare l'alba, lo considerava un momento magico, di pace assoluta.
Aprì la finestra e una brezza leggera le accarezzò il viso, agitando i docili fili d'oro che le incorniciavano gli occhi color zaffiro.
Restò a guardare il paesaggio verde che le si stagliava davanti, lo conosceva a memoria, ma in quell'istante le sembrò di vederlo per la prima volta, aveva una strana sensazione.
Scosse la testa piano, per scacciare via quegli strani pensieri, ma a loro si sostituì un'idea altrettanto strana. Si ritrasse dalla finestra ed entrò in camera, aveva voglia di fare una passeggiata.


Quando scese in cucina lasciò un piccolo foglio bianco sul tavolino di legno, per avvisare sua nonna che era uscita e che non sapeva quando sarebbe tornata.
Fuori l'aria era frizzante ma accogliente. Nonostante il sole non fosse ancora sorto del tutto non faceva freddo, anzi, il clima era stranamente tiepido. Era uscita in pantofole, le piaceva la sensazione dei fili d'erba che frusciavano contro la sua pelle, le infondevano sempre un certo senso di calma.
Si incamminò senza una meta precisa, lasciandosi guidare dal venticello leggero che ogni tanto soffiava, come a ricordarle di andare avanti e di non fermarsi. Ma lei non ne aveva intenzione e continuava il suo tragitto, con il vestitino bianco che ondeggiava sul suo corpo.
Le sembrava di essere tornata bambina, nonostante ora fosse quasi una donna.
Il cigolio di un'altalena le fece presente della strada che aveva preso, e ancora una volta sorrise nostalgica. Da piccola faceva sempre quella strada in compagnia di due ragazzini dagli occhi chiari e il sorriso dolce dolce.
Lo doveva ammettere, quelle passeggiate le erano mancate e tutt'ora le mancavano.
Si fermò un istante ai piedi della collina, guardando su l'orizzonte che andava a colorarsi di un rosa tenue, tipico dell'alba. Sapeva che se avrebbe continuato su quella strada si sarebbe fatta inevitabilmente del male, perchè i ricordi ferivano ancor più di una spada, ma qualcosa le diceva di andare avanti, di non dimenticare e di continuare a sperare.
Sorrise, di nuovo, e camminò fino in cima, fino all'altalena cigolante, fino a quando il respiro non le si mozzò nel petto, mentre gli occhi, come se rispondessero ad un riflesso incondizionato, presero ad inumidirsi.
Un singhiozzo appena accentuato e due ragazzi dagli occhi chiari si voltarono a guardarla.

Non se lo aspettavano, così, all'improvviso, un taglio netto ricucito che lasciava solo piccole cicatrici.
Al tentò di dire qualcosa, ma non fece in tempo ad aprire le labbra che due braccia esili gli circondarono il collo e una testa bionda gli oscurò la vista.
La strinse a sé, mentre due lacrime gli rigarono il volto.
Lei non piangeva, non ancora.
Si staccarono dopo pochi istanti che a loro parvero un'eternità e gli occhi di lei cercarono i suoi.
Edward sussultò al contatto visivo, ma non parlò, né si mosse: era paralizzato.
Winry chinò il capo, i pugni stretti e lo sguardo celato nell'ombra dei capelli chiari, un altro singhiozzo.
-Stupido!
Aveva gridato per qualche incomprensibile ragione, gettandosi tra le sue braccia, affondando il viso nel suo petto e piangendo come non aveva mai fatto
-Stupido...sei uno stupido! Non puoi andartene, tornare a tuo piacimento, non puoi! Sei uno stupido! Stupido, stupido...
E inconsapevolmente aveva preso a sussurrare e a singhiozzare, stringendosi sempre più al suo petto.
Ed era rimasto in silenzio e, dopo un attimo di smarrimento, aveva abbassato il capo, colpevole, e l'aveva stretta a sé, lasciandola sfogare, permettendole di far cadere tutte le lacrime, anche quelle che lui non avrebbe mai versato.
Sorrise, per la prima volta da quando erano tornati nel loro mondo sorrise sinceramente.





-Nii-san...posso farti una domanda?
Edward attese, curioso
Al tremò, ma quando parlò la sua voce era ferma e decisa
-E' così terribile che, nonostante il prezzo pagato, io sia felice?







No, perchè erano esseri umani e come tali erano egoisti.
E loro in quel momento erano felici come non mai e non gli importava di nient'altro. Erano davvero due stupidi egoisti.
 
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_Chobits_
view post Posted on 2/9/2009, 22:12




B-e-l-l-i-s-s-i-m-o.
Mi ha fatto davvero emozionare!E' una storia bellissima ed emozionante ^ ^
Hai una fantasia straordinaria sul serio O.O!
Ma nn è finito cosi vero????Vero???
Mi sono troppo presa bene deve continuare!!!
Continua!! :epil: :epil: :epil:
 
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view post Posted on 2/9/2009, 23:18
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Grazie :kido:


no, no, tranquilla, non finisce così, non può, altrimenti Roy quando lo vediamo? :asd:

 
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hitsu95
view post Posted on 3/9/2009, 09:34




sempre stupendo^^
 
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-mari93-
view post Posted on 3/9/2009, 23:47




è meravigliosaaaa xQ______ continualaaaa
 
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Sora95
view post Posted on 3/9/2010, 21:47




è fantasica!!! hai intenzione di continuare vero?!?!?
 
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14 replies since 22/8/2009, 00:31   1222 views
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